Al convegno Meic di Lodi è poi intervenuta la biblista Rosanna Virgili, che ha illustrato come la storia della salvezza inizi con una migrazione, quella di Abramo, e con la costituzione di un popolo di migranti. Il tema dell’esilio, come quello dell’accoglienza, attraversano le Sacre Scritture. Insediato nella Terra Promessa, il popolo d’Israele – ha affermato la studiosa – riceve il comando, più volte riaffermato, di accogliere lo straniero, facendo memoria della propria storia di migrazione e soggiorno in terra straniera. A sua volta la Sacra Famiglia conoscerà la sorte della fuga e della vita in Egitto. E Gesù nel Vangelo di Matteo comanderà ai suoi di accogliere lo straniero come lui stesso.
La terza relazione è stata affidata a Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia delle migrazioni nell’università di Milano e vicepresidente del Meic. Il suo intervento si è concentrato sulla distanza tra narrazioni ed evidenze statistiche in materia di immigrazione e asilo. “L’immigrazione in Italia è cresciuta soltanto del 13% nell’ultimo decennio (Istat), poco più dell1% all’anno, nascite comprese. Gli immigrati soggiornanti sono in maggioranza donne, per quasi la metà europei, in prevalenza provenienti da paesi tradizione culturale cristiana, soprattutto ortodossi. Richiedenti asilo e rifugiati sono circa 500.000, meno del 10% del totale. Nel mondo invece il 73% dei rifugiati internazionali sono accolti in paesi a basso e medio reddito, un terzo nei paesi più poveri in assoluto”.
Nel pomeriggio il convegno è proseguito con un dialogo tra Giovanni Bombelli, docente di Filosofia del diritto nell’università Cattolica, e Francesca De Vittor, docente di Diritti umani nel medesimo ateneo. Il confronto si è focalizzato sulla protezione internazionale dei rifugiati, dalla convenzione di Ginevra del 1951 ai tentativi attuali di limitare e relativizzare questo diritto mediante l’esternalizzazione delle frontiere. Le regole per promuovere l’accoglienza esistono, il problema è oggi il tentativo di relativizzarle.
Il passaggio successivo ha chiamato in causa i gruppi Meic, che hanno presentato una serie di esperienze di accoglienza sui rispettivi territori: testimonianze che hanno parlato di un movimento ecclesiale che coniuga l’impegno culturale con la solidarietà vissuta. Ha concluso i lavori il presidente nazionale del Meic, Luigi D’Andrea, costituzionalista, che ha riletto le parole-chiave del convegno: lo sguardo, i volti, l’accoglienza come identità capace di apertura, il realismo contro le speculazioni ideologiche, la necessità di istituzioni internazionali che promuovano dialogo e collaborazione tra i popoli. Ha infine sottolineato l’esigenza di nutrire una cultura di pace, capace sentire il dolore altrui come il dolore proprio.