Nonostante l’esito negativo del referendum sulla cittadinanza, in Italia “esiste una cittadinanza vissuta dal basso”. Ma “la mancanza di cittadinanza legale indebolisce gli altri diritti e la possibilità di partecipare”: lo ha detto il sociologo Maurizio Ambrosini, dell’Università degli Studi di Milano, nel suo intervento oggi a Roma alla presentazione del XXXIV Rapporto Immigrazione Caritas/Migrantes, che sta conducendo una indagine su questo tema. “La cittadinanza non è solo uno status legale ma un processo, un insieme di conquiste e di pratiche – ha precisato -. Ad esempio iscriversi al sindacato, partecipare ad un movimento politico, a forme associative, ad azioni e atti di protesta. E’ un costrutto complesso e dinamico”. Un esempio concreto di cittadinanza vissuta è stato portato da Noura Ghazoui, presidente del Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane (Conngi), nata “per dare voce alle nuove generazioni con background migratorio e non, promuovendo partecipazione, attivismo e politica”. Organizzano, tra l’altro, laboratori nelle scuole sull’intercultura e letture bilingui per valorizzare le lingue di origine. Oggi in Italia ci sono almeno 1.400.000 giovani nati da almeno un genitore straniero. “Il cambiamento è già in atto ma manca la consapevolezza della comprensione del fenomeno. Il riconoscimento della cittadinanza alle nuove generazioni – ha affermato Ghazoui – non è solo un atto di giustizia ma anche un atto di responsabilità collettiva. Il nostro Manifesto delle nuove generazioni viene aggiornato ogni due anni perché il mondo evolve”.