Don Romano Penna: mons. Lorizio, a lui “la gratitudine della Chiesa, del mondo accademico e dei numerosi allievi che ha formato col suo insigne magistero”

Nella serata di sabato 18 gennaio è scomparso don Romano Penna. A ricordare “alcune peculiari caratteristiche della personalità di questo insigne studioso” è su Avvenire mons. Giuseppe Lorizio. Innanzitutto, “la sua insaziabile curiosità (si sa è l’anima del sapere)”, quindi “lo sforzo di tenere allenate le sinapsi con il ricorso all’enigmistica, con la quale amava trascorrere del tempo sottratto alla scrittura dei suoi testi”. E, a tal proposito, “il fatto che pensava scrivendo e scriveva pensando, insomma con la penna (nomen omen), come attesta la sua sterminata produzione bibliografica, che muove dai commentari ai testi neotestamentari, fra cui quello monumentale in tre volumi dedicato alla lettera ai Romani (EDB, Bologna I. 2004; II. 2006; III. 2008, poi in volume unico 2010 di oltre 1400 pagine), alla cristologia biblica e a svariate tematiche indagate comunque sempre e comunque a partire dal proto-cristianesimo”.
Don Romano, ricorda mons. Lorizio, “amava il plurale”: “La consapevolezza della pluralità del cristianesimo delle origini e quindi della sua complessità, espressa ad esempio ne ‘Le prime comunità cristiane. Persone, tempi, luoghi, forme, credenze’ (Carocci, Roma 2011), veniva dettata dall’utilizzo rigoroso e mai scontato del metodo della critica storica, in una esegesi che assumeva il testo come punto di Archimede imprescindibile, ma lo interpretava alla luce dello sviluppo diacronico, che conduce alla storia della redazione, includente quella della tradizione e delle forme”.
“I poli fondamentali intorno ai quali ha ruotato tutta la sua ricerca, consegnata oltre che nelle opere squisitamente scientifiche, anche nei lavori di alta divulgazione che ha voluto regalare al più vasto pubblico, sono stati Gesù di Nazaret e Paolo di Tarso – aggiunge mons. Lorizio -. Nella pluralità delle forme cristiane, attraverso cui si esprimeva la Chiesa delle origini e in particolare in rapporto alla dinamica, a tratti conflittuale, fra giudeocristianesimo e paolinismo, Penna non ha esitato a schierarsi con l’apostolo dei gentili e la tradizione che da lui ha preso forma”.
L’identità del Gesù storico è stata per don Romano “una vera e propria ossessione. E il tema incrocia una problematica cristologica fondamentale, oggi messa alquanto in ombra nella teologia dogmatica: quella della coscienza di Gesù'”. E per quanto riguarda Gesù “i gesti prodigiosi non sono tanto delle prove (estrinseche) della venuta del regno quanto piuttosto uno dei modi con cui il regno stesso già viene!”.
A Romano Penna, conclude Lorizio, “la gratitudine della Chiesa, del mondo accademico e dei numerosi allievi che ha formato col suo insigne magistero”.

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