Terrorismo jihadista: Marone (Ispi), “non è morto. Olimpiadi di Parigi possono essere un target”

“Il terrorismo jihadista non è morto. Stiamo anzi vivendo una fase di accentuata instabilità internazionale. E i jihadisti stanno cercando di sfruttare questa condizione a proprio vantaggio, anche in Medio Oriente. Le Olimpiadi di Parigi possono essere un target: i Giochi Olimpici sono infatti una manifestazione di enorme risonanza che da decenni attira l’attenzione anche dei terroristi”. Lo afferma Francesco Marone, Associate Research Fellow presso l’Osservatorio sulla radicalizzazione e il terrorismo internazionale dell’Istituto per gli Studi di politica internazionale (Ispi), in un’intervista ad Interris.it sui potenziali pericoli ai Giochi Olimpici di Parigi.
“Per molti aspetti, il terrorismo jihadista – spiega il professore – non se ne è mai andato, pur avendo sofferto una flessione dopo il 2017. Ma è un fatto che negli ultimi mesi si siano registrati attacchi molto sanguinosi (come quello vicino a Mosca del 22 marzo o ancor prima a Kerman, Iran, il 3 gennaio) oppure attacchi in Occidente che hanno destato molta attenzione e preoccupazione. Altri attacchi, come quelli realizzati a più riprese in Africa subsahariana, non sono stati affatto meno gravi, ma hanno attirato meno interesse in Occidente”. E se “la guerra in Ucraina non ha un impatto significativo sul jihadismo globale”, per Maone “la guerra in corso nella Striscia di Gaza, con ripercussioni in tutto il Medio Oriente, ha invece un impatto rilevante sul jihadismo globale, per quanto principalmente indiretto”. “Le principali organizzazioni del jihadismo globale come il cosiddetto Stato Islamico e Al-Qaida – sottolinea – disprezzano Hamas e gli altri gruppi armati palestinesi e non sono attive nell’area del conflitto. Ma hanno comunque cercato di cavalcare strumentalmente il tema, di grande valenza simbolica, della liberazione di Gerusalemme e della Palestina per mobilitare militanti e simpatizzanti a livello internazionale. Particolare attenzione è stata dedicata a incitare la violenza contro gli ebrei”.
In “una fase di accentuata instabilità internazionale”, commenta Marone, “si modifica la geografia delle attività del jihadismo globale, con un crescente peso dell’Africa subsahariana e in prospettiva anche dell’Asia a dispetto del tradizionale baricentro mediorientale. Cambia anche la geografia dei nemici del jihadismo, con un maggior peso, per esempio, della Russia, anche a causa della sua maggiore proiezione internazionale, specialmente in Paesi a maggioranza musulmana. Inoltre, un maggior grado di rivalità e ostilità tra grandi potenze, come Russia e Stati Uniti, rischia di indebolire la cooperazione interstatale contro il nemico comune rappresentato dal terrorismo jihadista”.
“Le Olimpiadi di Parigi saranno un evento potenzialmente a rischio”, evidenzia l’esperto, ricordando che “la Francia è il Paese più interessato dalla mobilitazione e dalla violenza jihadista in Europa e in tutto l’Occidente, come indicano i dati sul numero degli attacchi terroristici e delle vittime, degli arresti effettuati, dei foreign fighters, ecc. Il rischio zero non esiste, purtroppo, ma le autorità francesi sono ben consapevoli dei pericoli e si stanno prodigando per rafforzare tutte le misure di sicurezza”.

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