This content is available in English

Scozia: vescovi, no a suicidio assistito. “Una legge che ci consente di uccidere nostri fratelli ci trascina lungo una spirale pericolosa mettendo a rischio più vulnerabili”

“Una legge che ci consente di uccidere i nostri fratelli e le nostre sorelle ci trascina lungo una spirale pericolosa che mette sempre a rischio i membri più vulnerabili della nostra società tra i quali vi sono anziani, disabili e malati mentali”. Con queste parole, contenute in una lettera pastorale indirizzata a tutti i fedeli, che verrà letta nelle 460 parrocchie scozzesi, durante le messe di domani e di domenica, i vescovi invitano i fedeli a rifiutare la legislazione sul suicidio assistito discussa, in questo momento, dal Parlamento di Edimburgo.
La “Assisted Dying for Terminally Ill Adults”, “Morte assistita per adulti malati terminali”, proposta dal parlamentare scozzese Liam McArthur, potrebbe rendere la Scozia la prima nazione del Regno Unito a dare il via libera alla morte assistita. L’ultimo tentativo di legalizzazione del suicidio assistito risale al 2015, ma il Parlamento scozzese lo aveva respinto. Questa volta, invece, esiste una vera possibilità che la legge venga approvata. Nella loro lettera i vescovi scozzesi chiedono ai parlamentari di concentrare le loro energie nel miglioramento delle cure palliative “troppo limitate e non adeguatamente finanziate” e ricordano il caso di altre giurisdizioni, come quella dello Stato americano dell’Oregon, dove la metà delle persone che scelgono di morire, grazie al suicidio assistito, lo fanno perché sentono di essere un peso per le loro famiglie, per la società e per lo Stato.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Chiesa