Papa Francesco: Pio VII esempio da seguire “perché in noi e nelle nostre comunità crescano lo stile di mansuetudine e la disponibilità al sacrificio”

(Foto Vatican Media/SIR)

“L’amore per la verità, l’unità, il dialogo, l’attenzione agli ultimi, il perdono, la ricerca tenace della pace”. Sono questi “i valori cardine” che richiama la memoria del Servo di Dio, Pio VII, al secolo Barnaba Chiaramonti, portati all’attenzione dei pellegrini delle diocesi di Cesena-Sarsina, Savona-Noli, Imola e Tivoli ricevuti stamattina in udienza da Papa Francesco in occasione del bicentenario della morte dell’abate, vescovo e Papa nativo di Cesena. Ripercorrendone la vita, Papa Francesco ha definito Pio VII “convinto sostenitore e difensore” della comunione e dell’unità “in tempi di lotte e divisioni feroci” come quelli napoleonici. “Il suo esempio ci sprona ad essere, nel nostro tempo, anche a costo di rinunce, costruttori di unità nella Chiesa universale, in quella locale, nelle parrocchie e nelle famiglie: a fare comunione, a favorire la riconciliazione, a promuovere la pace, fedeli alla verità nella carità!”. A questo riguardo il Papa ha di nuovo messo in guardia dal “chiacchiericcio”: “Parlare male, il chiacchiericcio, distrugge la comunione. Non so se nelle vostre diocesi c’è il chiacchiericcio, credo di no, perché tutti voi dalla faccia siete buonissimi… Ma nel caso che ci fosse qualche chiacchiericcio, c’è un rimedio molto buono: mordersi la lingua. Quando ti viene voglia di sparlare o ‘spellare’ l’altro, morditi la lingua e farai un bel lavoro di comunità, di unità nella comunità”. “Uomo di indole mite, Papa Chiaramonti è stato un annunciatore coraggioso del Vangelo, con la parola e con la vita – ha aggiunto il Pontefice – di fatto egli ha realizzato questo suo ideale di profezia cristiana, vivendolo e promuovendolo con dignità nella buona e nella cattiva sorte, sia a livello personale che ecclesiale, anche quando ciò lo ha portato a scontrarsi con i potenti del suo tempo”. Pio VII è stato anche un testimone di misericordia, ha ricordato Papa Francesco: “concretizzò la sua attenzione per i bisognosi distinguendosi per alcune riforme e iniziative sociali di ampia portata, innovative per il suo tempo”, come la revisione dei rapporti di “vassallaggio”, l’abolizione di molti privilegi nobiliari e dell’uso della tortura e l’istituzione di una cattedra di chirurgia presso l’Università La Sapienza per il miglioramento dell’assistenza medica e l’incremento della ricerca. Era un uomo molto intelligente, molto pio e furbo. Sapeva portare avanti anche la sua prigionia con furbizia. A volte mandava dei messaggi nascosti nella biancheria; e così riusciva a guidare la Chiesa, tramite la biancheria! Ed è una cosa bella: è un uomo intelligente, furbo e che vuole portare avanti il compito di governare che il Signore gli aveva dato, questo è bello”. Pio VII, ha aggiunto Papa Francesco, “era anche un uomo di carità, come dimostrò poi, in ambito diverso, nei confronti dei suoi persecutori: pur denunciandone senza mezzi termini gli errori e i soprusi, cercò di mantenere aperto con loro un canale di dialogo e soprattutto offrì sempre il suo perdono. Fino a concedere ospitalità negli stati della Chiesa, dopo la restaurazione, proprio ai familiari di quel Napoleone che pochi anni prima lo aveva fatto incarcerare e chiedendo per lui, ormai sconfitto, un trattamento mite nella prigionia. Grande!”. Si tratta di valori che, ha concluso Papa Francesco, “ci farà bene meditarli, farli nostri e testimoniarli, perché in noi e nelle nostre comunità crescano lo stile di mansuetudine e la disponibilità al sacrificio. Ma questo non vuol dire che siamo stupidi, no, quella non è mansuetudine. Mansuetudine sì, ma furbi come il Signore ci raccomanda. Semplici come la colomba ma furbi come il serpente”.

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