Papa Francesco: alle Scuole per la pace, “la pace non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra”, “in una società prigioniera della cultura dello scarto”

(Foto Vatican Media/SIR)

“La pace non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione”. Lo ha spiegato il Papa ai 6mila ragazzi delle “Scuole per la pace” che affollano oggi l’Aula Paolo VI. “Questa è la cura che Gesù ha verso l’umanità, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso”, ha proseguito Francesco, secondo il quale dal “prendersi cura” reciproco “nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo”. “In questo tempo ancora segnato dalla guerra, vi chiedo di essere artigiani della pace”, l’invito finale: “In una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità, di solidarietà e di pace. Vi auguro di essere sempre appassionati di questo sogno!”. Poi il Papa ha preso in prestito il motto di don Lorenzo Milani, che “al ‘non mi importa’, tipico dell’indifferenza menefreghista, opponeva l”I care’, cioè il ‘mi sta a cuore’, ‘mi interessa’. Che anche a voi stia sempre a cuore la sorte del nostro pianeta e dei vostri simili; vi stia a cuore il futuro che si apre davanti a noi, perché possa essere davvero come Dio lo sogna per tutti: un futuro di pace e di bellezza per l’umanità intera”.

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