Diocesi: Milano, convegno su pratica della cura, legami territoriali e patto sociale

Sabato 13 aprile, presso il Centro pastorale Ambrosiano di Milano, si svolge la terza sessione del percorso socio-politico diocesano. “L’evento pandemico con i suoi lutti e ferite ha anche portato maggiormente in evidenza nelle riflessioni collettive, nel linguaggio comune e nelle organizzazioni sociali, aggettivi e verbi meno freddi e tecnici e che, se applicati coerentemente, portano a cambi di approccio ed operatività significativi. Persona anziché utente, continuità assistenziale al posto della frammentazione di servizi, domicilio anziché separazione, partecipazione anziché passività eccetera. Basti pensare che la recente riorganizzazione dell’assistenza territoriale ha portato, per ora solo dal punto di vista formale per la verità, a mettere l’aggettivo Comunità dopo i nuovi servizi previsti: Ospedali, Case, Infermieri e Medici ad esempio”. Lo scrive Virginio Brivio, presentando il convegno, sul portale della diocesi di Milano. “Altro concetto che ha ripreso evidenza è certamente quello della cura intesa non nella sola accezione connessa alla salute”. Una cura “non esercitata da parte di qualcuno nei confronti di altri (i bisognosi) ma una cura che ‘fermenta’ reciprocamente i membri di una comunità e soprattutto non contrappone le dimensioni personali a quelle comunitarie, e quelle tra le persone e l’ambiente, a partire da quello nel quale ordinariamente si vive”.
Di questo si parlerà nel corso del seminario del 13 aprile con un saluto e un’introduzione al tema da parte di don Nazario Costante (responsabile del Servizio per la pastorale sociale e il lavoro) cui seguiranno due relazioni di Milena Santerini (vicepresidente Istituto Giovanni Paolo II e docente universitaria) e Stefano Villa (professore di Economia aziendale) che affronteranno il concetto di cura e come si è evoluto nel tempo. “A seguire tre testimonianze di esponenti di organizzazioni di secondo livello, vale a dire che aggregano soggetti impegnati sul territorio a gestire servizi ma anche a creare legami e costruire patti (anche formali) nell’ottica di rigenerare spirito di appartenenza e senso di comunità, a partire dalla cura dei più fragili ma senza fermarsi solo a loro”.

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