Diocesi: Catania, mons. Renna a messa pasquale per le Forze armate “Solo nella pace c’è vita, nelle armi escalation di vendetta e di morte”

“In molte parti del mondo, in questi giorni importanti per la vita cristiana, quelli nei quali si celebra la Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, si subisce e si dà la morte, in una triste storia che si ripete, soprattutto in quella Terra dalla quale è partita ed è iniziata la storia della salvezza, e che noi chiamiamo Santa”. Lo ha detto l’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, celebrando ieri in Cattedrale la Messa per le Forze armate, presenti anche il prefetto di Catania, il questore, le autorità militari ed esponenti della magistratura e del mondo della cultura. Partendo dal brano evangelico del tradimento di Giuda e dell’arresto di Gesù, mons. Renna ha spiegato che “Gesù si lascia arrestare perché vuole andare incontro alla violenza percorrendo una strada che fino ad allora nessuno aveva percorso.  Dice parole di pace mentre è nella mischia; le ripete dopo che, risorto, mostra i segni della violenza che ha subito. Pace e solo pace, perché solo nella pace c’è la vita, nelle armi una escalation di vendetta e di morte. È una dura verità, che forse si dimentica o forse coloro che vogliono affidarsi solo alla forza delle armi a volte dimenticano, alzando sempre di più la posta”.  “Oggi – ha proseguito l’arcivescovo di Catania – assistiamo ad un  ritorno di passione per le armi che va al di là della legittima difesa: per molti giovani esse sono un mito, per molte famiglie un oggetto pericoloso da esibire; la tentazione è che dal punto di vista legislativo si arrivi ad una liberalizzazione che provochi poi quelle stragi che tante volte avvengono nei Paesi dove c’è un uso indiscriminato; la strategia del terrore non è una soluzione e quelle parole di Cristo ci guidino, nel tempo in cui armi sempre più sofisticate e in possesso di uomini senza scrupoli non accelerano i processi di pace, ma li accelerano e li esasperano”. “Mentre preghiamo per la pace, mentre invochiamo accordi e trattati che riconoscano la giusta dignità di ogni popolo – ha concluso l’arcivescovo – coltiviamo la pace nel nostro Paese, un giusto uso delle armi, un maggiore rigore nei confronti di atteggiamenti che possono turbare una già precaria pace sociale. La Pasqua comincia dalla pace, perché quella della croce è una storia di violenza che Cristo ha voluto sconfiggere non certo con la spada”.

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