Omicidio a Palermo: messaggio degli arcivescovi Lorefice e Isacchi e invito sabato 18 ottobre nel quartiere Zen per dire “Basta violenza. Basta uccisioni”

“Pietrificati. Sgomenti. Ancora un giovane che toglie la vita ad un altro giovane. In modo brutale. Distrutte due vite, travolte famiglie, due in particolare. Il dolore e il turbamento ci travolgono”. Così scrivono gli arcivescovi di Palermo e di Monreale, mons. Corrado Lorefice e mons. Gualtiero Isacchi, in un messaggio dedicato all’uccisione di Paolo Taormina. “Ancora una volta dobbiamo protestare contro la violenza mortale, contro un modo di vedere il mondo che rende legittima la follia più grande dell’uomo, la follia di uccidere un altro uomo”, si legge nel messaggio. L’auspicio è che “il crudele omicidio di Paolo Taormina, sulla scia della barbara uccisione di Gesù di Nazareth, diventi punto fermo per una svolta. Che la vita di Paolo diventi segno di trasformazione delle nostre Città, germe di rinascita”.
Per dire “Basta violenza. Basta uccisioni. Torniamo a educare, a coinvolgerci e a governare nel segno dell’umanità: ogni vita è sempre sacra”, i due arcivescovi invitano, sabato 18 ottobre alle ore 21, allo Zen, nell’Atrio antistante la Chiesa “S. Filippo Neri”, in via Fausto Coppi a Palermo per un momento di raccoglimento e di preghiera. “Ricorderemo Paolo e gli altri giovani vittime di violenza. Li ‘porteremo al cuore’, nei nostri cuori. Staremo insieme alla presenza di Dio. Accoglieremo e pronunceremo parole di vita, di mitezza, di pace, di cura. Perché dalle ceneri e dal sangue rinasca la Vita, ogni vita”. Gli arcivescovi invitano tutte le Istituzioni cittadine Civili, Militari, Scolastiche, Accademiche, Culturali e Religiose e, soprattutto, voi giovani che animate i luoghi di ritrovo della cosiddetta ‘movida’. “Trascorriamo insieme un sabato sera ‘alternativo’”, è questa la proposta. “Scegliamo di ‘esserci’, di essere presenti in modo diverso nella Città, ‘pro-vocando’, portando luce, esperienze costruttive, riscaldando i cuori perché ogni spazio cittadino sia il ‘Centro’ e possa essere luogo di rinascita e non di devastazione e emarginazione”.

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