“C’è una certa tendenza, in questi tempi, a non apprezzare abbastanza, a vari livelli, modelli e valori maturati nei secoli che segnano la nostra identità culturale, addirittura a volte pretendendo di cancellarne la rilevanza storica e umana”. Lo ha denunciato il Papa, che nel suo discorso al Quirinale ha fatto notare “quanto sia prezioso, per ciascuno, amare e comunicare la propria storia e cultura, con i suoi segni e le sue espressioni: più si riconosce e si ama serenamente ciò che si è, più è facile incontrare e integrare l’altro senza paura e a cuore aperto”. “Non disprezziamo ciò che i nostri padri hanno vissuto e ciò che ci hanno trasmesso, anche a costo di grandi sacrifici”, ha chiesto il Pontefice: “Non lasciamoci affascinare da modelli massificanti e fluidi, che promuovono solo una parvenza di libertà, per rendere poi invece le persone dipendenti da forme di controllo come le mode del momento, le strategie di commercio o altro”, l’appello: “Avere a cuore la memoria di chi ci ha preceduto, far tesoro delle tradizioni che ci hanno portato ad essere ciò che siamo è importante per guardare al presente e al futuro con consapevolezza, serenità, responsabilità e senso di prospettiva”. “L’Italia è un Paese di una ricchezza immensa, spesso umile e nascosta, e che perciò talvolta ha bisogno di essere scoperta e riscoperta”, l’augurio finale: “È questa la bella avventura in cui incoraggio tutti gli italiani a lanciarsi, per attingervi speranza e affrontare con fiducia le sfide presenti e future”.