“Quest’ennesima tragedia ci dice che la repressione non dà frutti, che serve attenzione vera su giovani e adolescenti e che non possiamo occuparcene soltanto quando la cronaca ci chiama a farlo. Un’attenzione che si fa fatica a trovare, in atti concreti e non a parole, nelle politiche attuali”. Barbara Rosina, presidente del Consiglio nazionale ordini assistenti sociali (Cnoas) interviene sul femminicidio di Martina Carboni, quattordicenne di Afragola, per mano del suo ex, non ancora diciannovenne.
“Questa volta – afferma Rosina – la ‘donna’ aveva 14 anni, si chiamava Martina, ed è stata uccisa a colpi di pietra da Alessio, il suo ex che tra due mesi ne avrà 19, e che le ha tolto la vita perché lei lo aveva lasciato. Questa volta è successo ad Afragola, questa volta lui, italianissimo, l’ha lasciata a terra agonizzante, con la testa spaccata e ha dato inizio a una cinica messa in scena finalizzata a nascondere il cadavere e ad organizzarsi un alibi: ha ricoperto di rifiuti e di residui di cemento la ragazza a terra, l’ha seppellita sotto un armadio vecchio, ed è scappato a casa a farsi una doccia e, poi, a partecipare alle ricerche della sua ex”.
Per la presidente degli assistenti sociali “ogni storia di femminicidio aggiunge orrore agli orrori già raccontati per donne di ogni età, di ogni parte d’Italia, di ogni situazione sociale. Ripetiamo considerazioni già fatte, frasi già dette. Ma le risposte che possono arginare tanta violenza, tanta voglia di possesso, sono nella famiglia, nella scuola, nell’educazione ai sentimenti, nei servizi di aiuto”. “Partecipiamo al dolore della famiglia di Martina che non diventerà, come aveva sognato, una chef pronta a fare un’ottima carbonara (giocava così con il suo cognome) e ripetiamo: ci siamo e insieme a molte altre realtà, possiamo provare a prevenire e ad educare al rispetto, all’uguaglianza, alla libertà”, conclude Rosina.