Persone con disabilità: Falabella (Fish), “non possono più essere invisibili, non chiedono privilegi”. Dalla Federazione sostegno a mobilitazione delle associazioni toscane

“Fish si unisce alla richiesta di un impegno chiaro, pubblico e risolutivo per superare ogni ritardo e assicurare la piena attuazione dei diritti sanciti, anche dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Le persone con disabilità non possono più essere invisibili. Non chiedono privilegi, ma il rispetto di diritti fondamentali. Far sentire la propria voce sotto la pioggia non può e non deve essere l’unica via per essere ascoltati dalle istituzioni”. Lo afferma Vincenzo Falabella, presidente della Fish, all’indomani della manifestazione con cui numerose persone con disabilità e loro familiari ieri davanti alla sede della Regione Toscana hanno chiesto un confronto diretto con il presidente Eugenio Giani sulle gravi criticità legate ai ritardi nell’erogazione dei contributi per l’assistenza personale, indispensabili per garantire una vita dignitosa e autonoma. “Cittadini che – viene sottolineato in un comunicato della Fish – vivono quotidianamente le conseguenze di politiche inadeguate sono stati accolti da un cordone di polizia, come se rappresentassero una minaccia. Dopo tre ore sotto la pioggia, hanno incontrato il presidente Giani e con l’assessora alle Politiche sociali Serena Spinelli. Un incontro dal quale non sono emerse, al momento, risposte concrete ai problemi sollevati”. “Fish – prosegue il comunicato – esprime pieno sostegno alle azioni promosse dalle persone con disabilità e dalle associazioni toscane, riconoscendone la piena legittimità e condividendo le ragioni alla base della mobilitazione. I ritardi nell’erogazione dei contributi per l’assistenza personale mettono a rischio l’autonomia quotidiana di molte persone, costrette a rinunciare al sostegno essenziale degli assistenti personali. La tempestività nei pagamenti rappresenta un elemento imprescindibile per garantire condizioni di vita indipendente. Non si tratta solo di un dovere amministrativo, ma di un atto concreto di rispetto verso chi, da quei fondi, dipende per esercitare i propri diritti”.

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