Vita consacrata: mons. Parisi (Lamezia Terme), “essere segno di contraddizione”

(Foto diocesi di Lamezia Terme)

“L’espressione, che deve contraddistinguere il servizio che tutti noi consacrati siamo chiamati a rendere alla storia e al mondo, è quella che l’evangelista Luca mette sulle labbra del vegliardo Simeone: essere segno di contraddizione. È questo il segno distintivo di tutti noi cristiani nella storia, a maggior ragione delle religiose e dei religiosi. A noi, come a Simeone, è posto il Cristo Signore nelle mani. A noi viene consegnato il Signore Gesù perché possa essere indicato al mondo e alla storia come quel segno di contraddizione che porta luce nella storia dell’umanità. O entriamo nella consapevolezza che Cristo è nelle nostre mani, come in quelle di Simeone, oppure, nella migliore delle ipotesi, dobbiamo rassegnarci a un mondo che aspetta ancora quel Signore Gesù che noi non riusciamo a mostrare”. Così il vescovo di Lamezia Terme mons. Serafino Parisi che ieri, nel giorno della Presentazione del Signore e Giornata mondiale della vita consacrata, ha presieduto l’Eucaristia in cattedrale con le religiose e i religiosi della diocesi.
Quel “segno di contraddizione”, che Simeone indica nel Bambino di Betlemme venuto per la caduta e la resurrezione di molti in Israele, è “l’elemento distintivo che riesce a comunicare pienamente il Cristo dentro l’umanità. Questo è il senso della nostra consacrazione. Certamente ci sono i nostri limiti, ma proprio le nostre fragilità sono lì a ricordarci, come afferma San Paolo, che abbiamo un tesoro in vasi di creta. A volte si manifesta, invece, una sorta di capovolgimento del senso della missione e del servizio che siamo chiamati a rendere al Signore: questo avviene quando quel ‘segno di contraddizione’ diviene semplicemente l’occasione per fare della nostra vita da consacrati una sorta palcoscenico dove, anziché portare i credenti a Gesù Cristo, portiamo invece gli altri ad esaltare noi stessi. E sono sempre i più piccoli a pagarne le conseguenze”. Di qui l’invito: “Facciamo nostro questo interrogativo, che non è assolutamente banale: ma io mi sto servendo del Signore per i miei progetti oppure il Signore è il riferimento della mia vita e il Signore è il riferimento di coloro che, attraverso di me, indegno, devono fare esperienza di Lui? Ecco che l’espressione essere segno di contraddizione non può che diventare il piano programmatico della nostra esistenza, da fedeli cristiani prima e poi da consacrati al Signore Crocifisso e Risorto”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Italia