I poveri “non sono una categoria: sono il nostro prossimo e noi lo siamo per loro”. Lo ha ribadito il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, introducendo il Consiglio permanente dei vescovi italiani. “Troppo spesso abbiamo istituzionalizzato il servizio ai poveri, che certamente richiede un livello di organizzazione e professionalità, ma troppo poco ci siamo avvicinati fisicamente e umanamente ai poveri”, ha denunciato il cardinale, aggiungendo che “non basta contribuire economicamente alle istituzioni preposte: tutti siamo chiamati a essere amici dei poveri e anche i nostri percorsi di catechesi non possono non educare all’amore per i poveri. È il sacramento del povero con cui condividere il pane della terra, dopo avere condiviso quello del cielo. Sono l’altro lato dello stesso altare eucaristico”. “Se la percezione che abbiamo avuto, all’apertura del Giubileo o in altre occasioni, ha un qualche fondamento, l’anno giubilare può essere un momento opportuno per rinnovare il rapporto con quella che alcuni sociologi definiscono l’area grigia: un’estroversione non occasionale delle nostre comunità”, ha osservato Zuppi. “Non si tratta di mirare a piccoli risultati, ma di riprendere con tutti e con speranza paziente il filo grande di un discorso parzialmente interrotto. La speranza è attraente e qualifica il nostro parlare, mentre la rassegnazione o lo scetticismo lo svuotano di tanto”.