“Negli ultimi anni Haiti è piombata in una delle crisi più gravi e silenziose della sua storia recente”. Lo sottolinea Caritas Italiana in un comunicato diffuso in occasione del quindicesimo anniversario del terremoto che il 12 gennaio 2010 devastò l’isola caraibica. “Non si tratta più solo delle cicatrici lasciate dal devastante terremoto del 2010 o delle difficoltà politiche ed economiche”, prosegue Caritas, sottolineando che “la nuova emergenza che sta straziando il Paese è quella della violenza delle bande criminali, che controllano ormai l’80% della capitale, e quindi del Paese. Questa escalation di violenza ha causato solo nell’ultimo anno più di 700mila sfollati, che fuggono dai loro quartieri a causa della presenza di gruppi armati, e la chiusura di almeno 1.000 scuole. Più della metà di questi sfollati è composta da bambini e adolescenti, maggiormente esposti alla violenza, in particolare alle aggressioni, allo sfruttamento e agli abusi sessuali. Inoltre, i minori sfollati e separati dalle loro famiglie vengono facilmente reclutati dalle bande armate. Le scuole, le strutture sanitarie e i mercati sono diventati obiettivi delle gang, che li utilizzano come mezzi per esercitare il controllo su intere zone. La violenza ha imposto dei limiti anche nella consegna degli aiuti, ha causato un’impennata dei prezzi, aggravando in modo estremo la crisi alimentare nel Paese. Le persone sono costrette a vivere sotto una continua minaccia, senza la possibilità di accedere a cibo, acqua potabile, assistenza medica o istruzione. Migliaia di famiglie sono costrette ad abbandonare le loro case, cercando rifugio in luoghi più sicuri, sebbene non esistano ad Haiti zone immuni dalla violenza”.
Caritas Italiana, presente nel Paese dal 2010, con l’aggravarsi della crisi umanitaria e grazie a un fondo di emergenza stanziato dalla Cei, cerca di rispondere ai molteplici bisogni umanitari della popolazione sfollata. L’intervento, viene spiegato, è coordinato da Caritas e implementato da 5 partner locali, tra cui Caritas Haiti, e ha come obiettivo quello di fornire, oltre un’assistenza alimentare, anche assistenza sanitaria e protezione all’infanzia e alle categorie più vulnerabili. Le attività si svolgeranno nell’area metropolitana della capitale haitiana, Port-au-Prince, dove si trova la maggior parte della popolazione sfollata e quindi più vulnerabile, e in altri 4 dipartimenti del Sud del Paese, che stanno accogliendo un gran numero di Idp che fuggono dalla Capitale. Un intervento verrà realizzato in Repubblica Dominicana, a favore della popolazione migrante haitiana che fugge dalla violenza e che vive nei bateyes.
Nell’isola prosegue il sostegno ad alcune realtà locali, tra cui la congregazione dei Petits Frères de Sainte Thérèse de l’Enfant Jésus (Pfst), con la quale si sta portando avanti un intervento in ambito educativo, per la costruzione di alcune aule scolastiche a Cap Rouge, nella diocesi di Jacmel, così da permettere ad un maggior numero di alunni di avere uno spazio sicuro dove svolgere al meglio la loro formazione. Sempre in ambito educativo, con la congregazione dei Padri Monfortani, si sta concludendo la costruzione di una scuola nella comunità di Gabriel, dipartimento della Grand-Anse, gravemente colpito dal terremoto del 2021.