Nicaragua: prima intervista di mons. Álvarez dopo l’esilio. “Mio compito pastorale principale essere vicino ai miei sacerdoti. Ai giovani chiedo di essere coraggiosi e creativi”

Mons. Rolando Álvarez, il vescovo nicaraguense di Matagalpa esiliato da circa un anno in Vaticano, dopo essere stato arrestato e incarcerato dal regime di Daniel Ortega, ha concesso la sua prima intervista da quando vive in esilio, parlando alla testata spagnola online “La Tribuna de Albacete”, in occasione della sua recente permanenza, proprio nella città di Albacete e nel sud della Spagna, con lo scopo di visitare alcuni sacerdoti e seminaristi della diocesi di Matagalpa, anch’essi esiliati.
“Ho iniziato una visita pastorale – ha affermato –. In Grecia ho fatto esercizi spirituali alle monache domenicane di clausura. Poi ho visitato Toledo, dove ci sono tre seminaristi della mia diocesi. A Siviglia sono stato con due seminaristi e due sacerdoti, con l’obiettivo di capire come stanno e come si sentono. Da lì mi sono recato a Valencia per visitare due sacerdoti e poi ad Albacete, dove ci sono tre sacerdoti a Casas de Ves che si occupano della cura pastorale delle parrocchie e, allo stesso tempo, si recano a Valencia per specializzarsi in Teologia”.
Il vescovo di Matagalpa ha anche detto che una delle sue missioni è quella di rimanere vicino ai sacerdoti della sua diocesi che si trovano fuori dal Paese, sottolineando che senza di loro non sarebbe in grado di svolgere la sua missione pastorale: “Cerco sempre di essere vicino ai miei sacerdoti. Per me questo è il compito pastorale principale, prima ancora di qualsiasi altra opzione preferenziale. Sono i miei figli, i miei fratelli, i miei amici e i miei più stretti collaboratori nella missione apostolica ed evangelizzatrice che il Signore mi ha affidato. Senza i sacerdoti non potrei lavorare. Per questo motivo dedico tutto il tempo necessario a loro e ai seminaristi, che rappresentano il futuro del clero”.
Alla domanda sulla difficile situazione della Chiesa cattolica in Nicaragua, mons. Álvarez non si è addentrato in considerazioni di carattere politico e in valutazioni sul regime di Ortega, e ha sottolineato che è essenziale per i parrocchiani mantenere la loro fede in Dio, facendo riferimento alla lettera pastorale di Papa Francesco del 2 dicembre, in cui esortava i nicaraguensi a non dimenticare Dio nei momenti più difficili.
Álvarez ha anche colto l’occasione per invitare i giovani a dire “sì” al Signore: “Chiedo loro di essere coraggiosi, creativi e innovativi. Chiedo loro di non avere paura e di mantenere l’energia necessaria per trasformare il mondo in un posto migliore per tutti”.

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