Il presidente del gruppo di lavoro Vicino e Medio Oriente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), l’arcivescovo di Paderborn, mons. Udo Markus Bentz, e il rappresentante speciale per le questioni dei rifugiati della Dbk, mons. Stefan Heße, arcivescovo di Amburgo, commentando la situazione in Siria hanno lanciato un appello al Governo federale: “Il sorprendente rovesciamento del sovrano siriano Bashar al-Assad segna una svolta storica. Per il popolo siriano e per i rifugiati siriani nel mondo, la fine della crudele dittatura porta speranza di libertà e pace nel Paese. Dopo decenni di tirannia si può tirare un sospiro di sollievo. Ma al sollievo si unisce anche una grande preoccupazione. Le minoranze religiose ed etniche presenti in Siria, come cristiani, drusi e curdi, sono particolarmente preoccupate per il loro futuro”. I due arcivescovi ribadiscono che “a causa della sanguinosa guerra civile, dei crimini barbarici del cosiddetto Stato islamico e di altre atrocità, il numero dei cristiani in Siria si è drasticamente ridotto”. Mentre prima della guerra civile si stimava che il numero dei credenti cristiani fosse di circa 1,5 milioni, oggi sono 300.000. “I cristiani sono di casa in Siria fin dall’inizio della nostra fede. Sono parte integrante della società e della cultura siriana. Come Chiesa cattolica in Germania, siamo al fianco delle nostre sorelle e fratelli cristiani in Siria. Condividiamo la loro speranza per un nuovo inizio, ma anche le loro paure e preoccupazioni”. Mons. Heße ricorda che “circa un milione di siriani hanno trovato rifugio in Germania. Numerosi rifugiati siriani qui hanno un lavoro regolare, hanno amici e prendono parte alla vita sociale. Nel nostro Paese sono nati molti figli di siriani in cerca di protezione. Oltre 200.000 persone con radici siriane hanno acquisito la cittadinanza tedesca; molti altri attendono che si apra loro la strada verso una partecipazione sociale globale. Ci sono sicuramente anche dei profughi che torneranno in Siria. Ma chi oggi alimenta aspettative di rimpatri rapidi ignora la realtà”. Quindi “Facciamo appello al governo federale e alla comunità internazionale affinché sostengano la popolazione siriana in questo difficile processo di transizione. Occorre dare la massima priorità agli aiuti umanitari, alla ricostruzione delle infrastrutture distrutte e alla promozione di un sistema politico inclusivo”.