Il giornalismo è sotto attacco, in Italia e nel mondo. Della crisi economica del settore approfittano imprenditori e politici interessati a influenzare l’opinione pubblica a proprio vantaggio. A questo si aggiungono gli attacchi diretti, dalle querele temerarie alla sorveglianza con spyware, fino a carcerazioni, rapimenti e uccisioni. Intanto sale a 219, secondo la Federazione internazionale dei giornalisti, il numero di operatori dell’informazione palestinesi uccisi dagli attacchi israeliani a Gaza dal 7 ottobre 2023: mai così tanti in un conflitto. In uno scenario di intimidazioni e compromessi, l’informazione indipendente resiste soprattutto fuori dai media tradizionali, in decine di piccole redazioni capaci di innovare le pratiche e creare un nuovo rapporto con il pubblico. È quello che emerge da “Il giornalismo che resiste”, il nuovo dossier de lavialibera, rivista di Libera e Gruppo Abele. Il nuovo numero è dedicato alla memoria di Giancarlo Siani nel 40° anniversario della sua morte: dal 24 settembre 2025 lavialibera, in collaborazione con Libera e la Fondazione Giancarlo Siani, porterà la macchina da scrivere del giovane giornalista napoletano in un viaggio attraverso l’Italia, dal Basso Lazio alla Lombardia passando per Piemonte e Emilia Romagna per discutere con le comunità locali di giornalismo e del diritto a essere informati.
“Giancarlo era uno di noi. Precario, appassionato, innamorato della vita e incapace di restare a guardare – scrive la direttrice de lavialibera, Elena Ciccarello –. La sua storia è unica e irripetibile, eppure legata a quella di tante e tanti colleghi che, ogni anno nel mondo, sono uccisi mentre tentano di raccontare un altro pezzo di storia”.
In Italia, la proprietà dei principali giornali è concentrata nelle mani di pochi imprenditori con interessi in altri settori, come mostra l’infografica che accompagna il dossier de lavialibera. L’8 agosto è entrato in vigore l’European media freedom act, il regolamento comunitario che impone agli Stati membri di adottare misure per tutelare l’indipendenza del servizio pubblico e il pluralismo dell’informazione, ma il governo italiano non l’ha ancora recepito esponendo il Paese al rischio di una procedura di infrazione.
“L’informazione di qualità è un elemento centrale della democrazia, una precondizione assoluta – scrive nel suo editoriale Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele –. Ci lamentiamo giustamente delle pecche dell’informazione, ma siamo capaci di riconoscere le iniziative editoriali di valore, proteggerle e promuoverle? Siamo disposti a pagare il giusto prezzo per chi si ribella alla superficialità, all’ovvietà, alla transitorietà delle notizie? Senza un’assunzione di responsabilità collettiva, il declino dell’informazione e il suo impatto negativo sulla società continuerà senza freni. Azioniamo allora insieme questo freno, nel nome della verità e della democrazia”.