Don Oreste Benzi: diocesi Rimini, le iniziative per i cento anni dalla nascita

Dal 5 al 7 settembre la diocesi di Rimini celebra le “Giornate di Don Oreste”, importante iniziativa realizzata in occasione del centenario della nascita del sacerdote riminese per ricordarne la figura di fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII e l’impegno nell’educazione degli adolescenti, la lotta alla prostituzione e alla droga, l’inclusione nel mondo del lavoro delle persone con disabilità e, in particolare, l’invenzione del modello di accoglienza delle case-famiglia.
L’evento, organizzato dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario, la Fondazione Don Oreste Benzi, il Comune e la diocesi di Rimini, si articola su tre giorni attraverso una ricca serie di iniziative. Ad aprirle, venerdì 5 settembre alle ore 17, una messa sul mare (in Duomo in caso di maltempo) celebrata dal card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, seguita da un pic-nic solidale di condivisione sulla spiaggia ricalcando lo spirito della campagna solidale “Un Pasto al Giorno”, organizzata ogni anno dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Sabato 6 settembre rappresenta il cuore dell’iniziativa: la mattina (ore 9,30-13) si terranno sei conferenze diffuse in tutto il centro città dedicate ai temi della “società del gratuito”, uno dei concetti chiave nell’impianto sociale e politico di don Benzi, fondato su una logica opposta a quelle del profitto e del potere. Nel pomeriggio gli eventi si spostano al Teatro Galli, in centro storico, per una serie di incontri in cui sarà esplorata la figura di don Benzi e il suo pensiero, con il contributo audio e video di testimonianze e il dialogo con le associazioni e le realtà del territorio impegnate sul tema della pace (programma completo su www.fondazionedonorestebenzi.org). Chiuderà l’iniziativa la messa domenicale alle ore 11 nella cattedrale di Rimini, il 7 settembre, giorno esatto del centenario di don Oreste, con il vescovo di Rimini mons. Nicolò Anselmi. “Don Oreste è stato prete, educatore, profeta, ma soprattutto un innamorato pazzo di Cristo – le parole del vescovo –. Questo amore ha impregnato tutta la sua esistenza, orientando ogni sua scelta fedele alla vocazione, aperto all’azione dello Spirito Santo. Questa è l’eredità viva che ci lascia”.

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