“Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia non siamo semplicemente presenti a un rito, ma entriamo nella comunione viva e concreta con il Cristo morto e risorto”. Lo ha ieri l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Claudio Maniago, durante l’omelia in occasione della solennità del Corpus Domini. Mons. Maniago ha immaginato “simbolicamente” che in tutta la diocesi vi fosse un solo altare, attorno al quale ogni fedele è chiamato a radunarsi. È attorno al Calice benedetto e al Pane spezzato che la Chiesa diventa un solo corpo, superando ogni divisione sociale, culturale o ideologica: “L’Eucaristia non è una scelta personale o selettiva, ma un dono che ci unisce al di là delle differenze”, ha sottolineato: “L’Eucaristia è culto pubblico, non privato; non esoterico, ma universale. Non scegliamo con chi stare: è Cristo che ci raduna”. L’Eucaristia, ha proseguito, è il sacramento del Dio che cammina con l’uomo, che lo sostiene e lo guida nella ricerca di senso e verità: “Non basta andare avanti, serve sapere dove andare. Non basta il progresso, se manca la direzione”. Il presule ha parlato poi della adorazione eucaristica come momento culminante della fede. Inginocchiarsi di fronte al Santissimo Sacramento – ha affermato – è “un atto di libertà e di verità” ed ha invitato a vivere l’Eucaristia come fonte di “speranza contagiosa, soprattutto in questo tempo giubilare segnato dalla fatica e dalla crisi. Lasciamoci attrarre dall’Eucaristia unica Speranza che non delude. E preghiamo per ogni persona che vive in questa città e nella nostra Diocesi, perché possa conoscere la tenerezza del Padre e la vicinanza di Cristo”. Non è mancato poi un pensiero alle vittime delle guerre, alla necessità della pace, e alla vocazione dei cristiani ad essere “pellegrini di speranza, radunati, in cammino e adoranti”.