Corpus Domini: mons. Carbonaro (Potenza), l’Eucarestia è “farmaco d’immortalità nel deserto e nella notte del cuore umano”

“Il mistero del Corpo e Sangue del Signore, è mistero e dono di vicinanza. Gesù il Figlio di Dio ha scelto di essere Dio con noi e per noi”. Lo ha detto ieri l’arcivescovo di  Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, mons. Davide Carbonaro, nell’omelia in occasione della solennità del Corpus Domini.  “La vita di Dio è in noi”: “la sua non è una presenza ideale. No! E’ reale, come il pane che mangiamo, come il vino che beviamo, come lo sguardo di amore che accarezza il volto del fratello e della sorella; come il gesto con il quale abbracciamo chi ama; come quando ci chiniamo sulle ferite fisiche e spirituali di chi soffre. La memoria di quella cura e di quel nutrimento circola nelle nostre vite. Mentre il cibo materiale, pur destinato alla morte si dissolve nel nostro corpo e lo rigenera, così il cibo che è il corpo di Cristo, si dissolve nelle nostre vite e rigenera continuamente in noi la vita divina. Questa memoria di Dio che si dona in Gesù nel pane e nel vino, ha a che fare con la vita senza fine, che non ci possiamo dare, ma che riceviamo in dono da un Altro. In ogni Eucaristia siamo dunque partecipi di un frammento d’eternità”. Per il presule la consegna del Corpo e del Sangue di Gesù, “la notte in cui veniva tradito, è consegna gratuita e amorosa. E’ l’inizio, afferma Paolo, di una consegna di quel memoriale vivo che accompagna nel tempo l’attesa del ritorno del Signore”. L’Eucarestia – ha detto mons. Carbonaro – è “farmaco d’immortalità nel deserto e nella notte del cuore umano. Gesù si prende cura di me, mi guarisce, mi nutre, mi dona la vita. Nonostante le mie miserie, Dio non mi allontana, egli mi ristora. Quando la fatica dei giorni paralizza la speranza, tu sei il mio orizzonte. Quando la fame di assoluto mi spinge a cercare oltre le mie forze, tu sei il mio sostegno. Quando la comunione tra noi è difficile, perché si fa prima da soli, tu spezzi la tua vita per me. Quando i miei sogni di bene sono assorbiti dal disincanto, tu fai nuova ogni cosa. Tu, che leghi la sconfitta della storia al pane negato e la nostra salvezza ad un po’ di pane donato. Questa è la ricchezza della Chiesa: un po’ di pane donato gratuitamente in cambio di un amore totale e senza confini”. “Signore – ha pregato il presule – oggi mentre cammini con noi nelle strade dei nostri quartieri, ci accompagni e ci precedi, sosti davanti ai cuori ostinati e accecati dall’odio e dalla violenza, gioisci dove sgorga l’amore vero che si moltiplica per divisone. Pazienti mentre l’umanità si ostina a fare senza di te, circoscritta da una economia dell’autosufficienza. Il cuore dell’uomo non è cambiato Gesù, non è diverso da quello di duemila anni fa. E’ ricettacolo di bene e di male; è tabernacolo di decisioni coraggiose ed evangeliche; è generatore di vita lì dove si lascia amare. Cammina con noi. Mentre proclamiamo l’Amen della fede”.

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