Etiopia: Cbm Italia, in 3 anni raggiunte oltre 200mila persone nella lotta al tracoma. La storia di Fatuma

(Foto Marco Simoncelli)

Il tracoma è la seconda causa di cecità in Etiopia e la principale causa infettiva di cecità nel mondo. Cbm Italia – organizzazione internazionale impegnata nella salute, l’educazione, il lavoro e i diritti delle persone con disabilità nel mondo e in Italia – in Etiopia interviene con diversi progetti per combattere il tracoma, applicando la strategia Safe raccomandata dall’Oms: Surgery (chirurgia per trattare lo stadio avanzato del tracoma), Antibiotics (gli antibiotici servono per eliminare l’infezione), Facial cleanliness (pulizia e igiene del viso), Enrironmental improvement (miglioramento dell’ambiente con accesso all’acqua e ai servizi igienici). In particolare a nord del Paese, Cbm Italia ha avviato da 3 anni il “Programma inclusivo di eliminazione del tracoma nella regione di Amhara”, con il sostegno di Fai (Fondation Assistance Internationale) e attraverso il partner sul territorio Orda. Il progetto, tuttora in corso, coinvolge oltre 200mila beneficiari. Qui Cbm Italia ha costruito 16 sistemi idrici – 12 pozzi e 4 sorgenti protette – per permettere l’accesso diretto all’acqua pulita; i pozzi sono accessibili alle persone con disabilità grazie alla costruzione di rampe di accesso. A questo si aggiunge la formazione di operatori sanitari per identificare e trattare le persone colpite da tracoma e la distribuzione di massa dell’antibiotico a base di azitromicina, sempre in collaborazione con il Ministero della Salute locale. Completano l’intervento continue azioni di sensibilizzazione nelle comunità e nelle scuole per adottare comportamenti igienico-sanitari corretti, con particolare attenzione a donne, bambini e persone con disabilità.
“Tutto è iniziato circa 2 anni fa, sentivo prurito e mi lacrimavano sempre gli occhi. Ho cominciato a lavarmi la faccia ma senza nessun miglioramento. Poi ho provato con alcuni rimedi artigianali, ma la situazione continuava a peggiorare. Avevo gli occhi sempre rossi e gonfi. Non vedevo bene e soffrivo molto”, racconta Fatuma, 30 anni, che vive in un villaggio nel cuore dell’Etiopia insieme al marito e ai loro 4 bambini. “Un giorno per fortuna ho incontrato un’operatrice che si trovava nel mio villaggio per parlare alla comunità delle malattie agli occhi più diffuse, delle cause e dell’importanza di tenere il viso sempre pulito. Non appena mi ha vista, mi ha detto che probabilmente si trattava di tracoma e che dovevo andare subito in ospedale a farmi visitare”. Fatuma viene a conoscenza della malattia durante una delle azioni di intervento e sensibilizzazione che Cbm Italia organizza nei villaggi più remoti, in cui il tracoma è molto diffuso. Arrivata alla clinica oculistica, un infermiere oftalmico la visita e la sottopone subito all’intervento chirurgico per eliminare il tracoma. “Durante l’operazione ero un po’ agitata, ma è durata poco ed è stato più facile di quanto pensassi. Nei giorni successivi ho continuato a prendere i medicinali che mi hanno prescritto e dopo qualche settimana stavo già meglio. Anche se ho sentito un po’ di dolore, sono davvero felice di averla fatta, perché ho ripreso a vivere davvero”.
Da quando ha ricevuto le cure, Fatuma è più consapevole delle precauzioni da prendere per lei e la sua famiglia per evitare nuovi contagi: “Cerco di tenere i visi dei miei figli sempre puliti e faccio loro lavare la faccia due o tre volte al giorno”. Da qualche mese, però, la figlia maggiore ha cominciato ad avere prurito e rossore agli occhi: “Quando torneranno gli operatori sanitari parlerò subito con loro di mia figlia, non voglio aspettare come ho fatto in passato. Purtroppo, anche se a casa seguiamo i consigli dei medici, l’igiene è un problema di tutta la comunità, soprattutto per la mancanza di acqua pulita”.

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