“In un tempo di forti contrapposizioni e di intelligenza artificiale – con le sue accelerazioni e il rischio di una deriva verso la disumanizzazione – la Gravissimum Educationis ci ricorda che l’educazione è un atto di speranza”, scrive il card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, in un intervento pubblicato sulla rivista “Prima i bambini”. A sessant’anni dalla dichiarazione conciliare sull’educazione cristiana, il porporato riflette sul ruolo dell’educazione come “via per umanizzare il mondo e la storia”, capace di trasformare i modi di pensare e vivere, rispondere alle sfide contemporanee e promuovere una cultura del dialogo, della pace e della non violenza.
Tolentino sottolinea come l’educazione sia anche “un percorso di purificazione del cuore”, citando Papa Leone XIII. “Dobbiamo imparare a conoscere” per essere autentici. L’intervento ripercorre il valore della Gravissimum Educationis nel contesto del Vaticano II, evidenziando come l’insegnamento e l’apprendimento vadano intesi non solo in chiave razionale, ma come “un processo culturale teso alla formazione della ‘coscienza di sé’ da parte del singolo, nel mondo e di fronte alla propria vocazione”, e aggiungendo che il momento educativo e il momento culturale “non toccano soltanto il livello psicologico della persona, ma anche quello etico e religioso”.
Il cardinale richiama inoltre la natura della scuola come “centro” di partecipazione condivisa tra famiglie, insegnanti, associazioni e società civile, e ribadisce il diritto della Chiesa a promuovere scuole cattoliche dove la cultura umana sia illuminata dalla fede. Infine, collega l’eredità conciliare al Patto educativo globale* di Papa Francesco, segnalando l’impegno delle Chiese locali nell’attuazione dei principi educativi postconciliari.