Lavoro: Mattarella, “motore della crescita economica e sociale. Piena occupazione è orizzonte che oltre la dignità riguarda la libertà”

(Foto Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“Sappiamo che è stato il lavoro il motore della crescita economica e sociale dell’Italia. La piena occupazione è un orizzonte che oltre la dignità riguarda la libertà”. Lo ha sottolineato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Cerimonia di consegna delle Stelle al Merito del lavoro per l’anno 2025.
Il Capo dello Stato ha ricordato che, come recita l’art. 36 della Costituzione, l’occupazione deve assicurare ad ogni lavoratore “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. “Questo è quanto prescrive la nostra Costituzione”, ha ribadito Mattarella, osservando che “la dinamica salariale negativa dell’ultimo decennio vede ora segnali di inversione di marcia. Ben sappiamo come i salari siano stati lo strumento principe nel nostro Paese per ridurre le disuguaglianze, per un equo godimento dei frutti offerti dall’innovazione, dal progresso”. “È una questione che non può essere elusa – ha ammonito – perché riguarda in particolare il futuro dei nostri giovani, troppi dei quali sono spinti all’emigrazione. Questa strada, spesso sofferta, viene prescelta, talvolta, per la difficoltà di trovare lavoro e, sovente, a causa del basso livello retributivo di primo ingresso nel mondo del lavoro”. Il presidente ha poi richiamato l’attenzione sul “preoccupante fenomeno della crescita dei cosiddetti ‘contratti pirata’”. “Oltre mille i contratti collettivi nazionali di lavoro depositati al Cnel: duecentocinquanta nei soli settori del turismo e del terziario”, ha proseguito Mattarella: “Tra questi, vi sono contratti firmati da rappresentanze sindacali e datoriali scarsamente rappresentative, con vere e proprie forme di dumping contrattuale che hanno l’effetto di ridurre i diritti e le tutele dei lavoratori, di abbassare i livelli salariali, di provocare concorrenza sleale fra imprese”. A ciò si aggiungono “dinamiche di mercato” che “concorrono ad ampliare questi squilibri nelle retribuzioni”: “Ne nasce un aspetto a cui non si può sfuggire – ha rilevato – quando tante famiglie sono sospinte sotto la soglia di povertà nonostante il lavoro di almeno uno dei componenti, mentre invece super manager godono di remunerazioni centinaia, o persino migliaia di volte superiori a quelle di dipendenti delle imprese”.

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