Caritas Lombardia: rapporto sulla questione abitativa. Mancano alloggi o sono troppo cari. In regione peggio che in Italia

(Milano) La rilevanza della questione abitativa nelle vicende di povertà, il diritto ad abitare in modo dignitoso e la discussione su possibili strategie per affrontare un fenomeno che si fa sempre più emergenziale: sono stati i temi al centro del convegno promosso dalla delegazione regionale lombarda delle Caritas, svoltosi in occasione della Giornata mondiale di lotta alla povertà, presso la sede milanese di Caritas ambrosiana. L’incontro ha visto la presentazione dell’inedito rapporto “Dare casa alla speranza. Le sfide dell’abitare secondo le Caritas lombarde”, stilato dall’Osservatorio regionale sulle povertà e le risorse attraverso le interviste somministrate a 97 persone che abitano in affitto e sono beneficiarie dei centri d’ascolto e dei servizi Caritas, in quanto la modalità della casa in locazione è risultata essere la più diffusa, pari al 51,2%, tra coloro che si rivolgono alle Caritas.
L’analisi non ha fatto altro che confermare una percezione diffusa. Infatti, tra i problemi abitativi registrati, il principale è la mancanza di casa, con un’incidenza maggiore rispetto al livello nazionale (38,9% in Lombardia, 32% in Italia). Nella regione appare più alta anche l’incidenza di abitazioni precarie e inadeguate (14,7%, contro 11,7% in Italia), incluse quelle ottenute in affitto da privati. Più elevato anche il tasso di sfratti o di situazioni di morosità (7,8% contro 4,9%) e quello di sovraffollamento (7,5% contro 2,5%). Inoltre, maggiormente diffusa, in Lombardia rispetto ai dati Caritas italiana, è pure la percentuale di chi vive appoggiandosi a persone conosciute.
Nel campione selezionato, molti vivono in famiglie monoreddito, con lavori precari e bassi stipendi. Più della metà ha difficoltà a trovare casa, spesso per motivi economici o discriminatori (soprattutto contro stranieri). Più del 40% ha un’occupazione, a riprova del fatto che un reddito da lavoro non basta più, in molti casi, a garantire serene condizioni di vita; altri sono disoccupati o sottoccupati. Le abitazioni risultano spesso sovraffollate, degradate o poco sicure, ma, nonostante ciò, gli inquilini temono di lamentarsi per paura di perdere la casa. In generale, dato in controtendenza rispetto alla percezione comune, i rapporti con i proprietari sono buoni, anche se esistono criticità.
Poche sono le situazioni di canone concordato e pochi anche i casi di residenza in alloggi pubblici. Molti, infatti, faticano a ottenere la cosiddetta casa popolare, avendo Isee troppo basso o troppo alto, oppure rifiutano per inadeguatezza dell’alloggio assegnato, per il contesto in cui è inserito. Inoltre, tali assegnazioni risultano rare e lente.
Per gli affitti da proprietari privati, i contratti durano mediamente oltre 4 anni. Per il 42% degli intervistati il costo dell’affitto assorbe più del 40% del reddito, superando la soglia di sostenibilità (fissata convenzionalmente al 30%). All’indagine, si aggiungono, nel rapporto, altri contributi. Uno è dedicato alla valutazione dell’intervento delle Caritas nel campo del disagio abitativo e dell’housing, in particolare riguardo ai 43 progetti dedicati ad affrontare la grave emergenza abitativa che colpisce settori vulnerabili della popolazione come migranti, donne sole, ex detenuti, persone senza dimora, famiglie fragili, working poor.

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