Care robot: Ricciuti (Hospice S. Carlo – Potenza), “cuore delle cure palliative è la compassione. Potranno i robot impararla?”

“La relazione di aiuto, propria di ogni operatore sanitario che si mette al servizio dei pazienti, soprattutto in cure palliative, ha il suo cuore proprio nella compassione, una virtù alla quale ci si può anche educare. Potranno anche i care robot imparare anche questa virtù?”. E’ l’interrogativo posto da Marcello Ricciuti, direttore Hospice, Azienda ospedaliera S. Carlo Potenza, durante il suo intervento al seminario di studi “Care robot: umanoidi per la cura”, promosso nei giorni scorsi a Subiaco dal Centro Studi Scienza&Vita in collaborazione con l’Università Europea e l’Università Campus Biomedico di Roma.
Le cure palliative, ha spiegato, sono “la cura attiva e globale prestata al paziente quando la malattia non risponde più alle terapie aventi come scopo la guarigione. Il controllo del dolore e degli altri sintomi, dei problemi psicologici, sociali e spirituali assume importanza primaria”; hanno carattere interdisciplinare e coinvolgono il paziente, la sua famiglia e la comunità in generale. … Il loro scopo è quello di preservare la migliore qualità della vita possibile fino alla fine”. Richiamandone la fondatrice, Cicely Saunders, Ricciuti ha spiegato che sono fatte di “competenza” e “compassione” messe al servizio delle persone sofferenti e che percorrono un ultimo tratto di vita, più o meno lungo, e delle loro famiglie. “Grazie delle vostre pillole e del vostro cuore” disse un paziente alla dr.ssa Saunders, “per mostrare come avesse bisogno, come del resto ogni paziente, tanto di buone cure come di una buona relazione di aiuto”. Di qui la domanda sul possibile impiego dei care robot in questo ambito.

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