“Riconosciamolo. Non è difficile leggere la Calabria a partire dai suoi dati problematici, anzi è una operazione che fanno tutti. E non è una operazione falsa, perché i dati che corrispondono agli indicatori sociali sono drammatici. Ma quando cogliamo pregiudizialmente il dato della mancanza riveliamo un approccio dell’annuncio che parte da attese precostituite e non dall’accoglienza della storia, così come il Signore ce la fa conoscere nella sua Provvidenza”. A scriverlo, in un articolo dal titolo “Dalla Calabria” sulla testata “Il giornale di Rodafà. Rivista online di liturgia del quotidiano” è mons. Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano.
“Se ci fermiamo (ai dati problematici, ndr) possiamo solamente storcere il naso o fare un passo indietro o scappare, come fanno tanti giovani che emigrano per cercare fortuna altrove”, ha constatato mons. Checchinato. “Come Chiesa possiamo essere tentati di fronte a queste evidenze – che in maniera diversa ma ugualmente problematica – affliggono anche la quotidianità della vita delle comunità cristiane, di cogliere prima di tutto il dato della mancanza rispetto a standard di base definiti da attese condivise o da modelli dedotti al laboratorio”. Al contrario, mons. Checchinato invita a “partire dalla storia che il Signore ci fa incontrare, così come ha fatto lui nel mistero della Incarnazione”, a “fare sul serio i conti con un Regno che cresce non necessariamente solo all’interno della Chiesa, ma nel mondo intero, lì dove il Signore vuole farsi presente”. L’arcivescovo invita a “stupirci come oggi, alla stessa maniera di duemila anni fa”, perché “il Signore predilige gli ultimi, le periferie, i poveri”. Da qui la ricetta. “Più di tante attività benemerite, il primo compito della Chiesa in Calabria dovrebbe essere quello di radicarsi ancora di più nelle periferie abitate dagli ultimi”.