Carcere e salute mentale: Roma, convegno alla Lumsa. D’Ettore (Gnpl), “la malattia diventa una problematica più ampia con la situazione di detenzione”

Si è tenuto presso all’Università Lumsa il convegno “Carcere e salute mentale – L’intervento con adulti e minori autori di reato”, primo contributo scientifico del Centro di ricerca sui sistemi sociali e penali “Diritto alla speranza” – “Das”, recentemente costituito presso l’Ateneo e diretto da Filippo Giordano, ordinario di Economia aziendale, nato dall’esigenza di un ampio confronto sul tema del diritto alla salute e sui profili di maggior criticità rilevati nella sua realizzazione all’interno degli Istituti Penitenziari.
L’appuntamento scientifico, coordinato da Letizia Caso, associato di Psicologia sociale e giuridica all’Università Lumsa, è stata un’occasione di incontro tra discipline diverse, nella necessità, sempre più evidente, di ragionare sulle istanze di fragilità che attraversano la popolazione dei detenuti, tenendo presente le peculiarità e gli strumenti che contraddistinguono gli Istituti penali per adulti e per minori.
Felice Maurizio D’Ettore, presidente del collegio del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (Gnpl), ha evidenziato: “I detenuti presenti nei nostri istituti in questo momento sono 61.356, la capienza regolare è di 51.157 posti e i posti regolarmente disponibili sono 47.247. L’indice di affollamento è 129,86. In alcuni istituti quest’ultimo dato è molto più alto, purtroppo”.
D’Ettore ha snocciolato anche altri dati: “Gli atti di autolesionismo dall’inizio dell’anno sono 4.283, +177 rispetto allo scorso anno. I suicidi sono 32, i tentati suicidi 668. Le aggressioni fisiche al personale di Polizia penitenziaria sono 666 dall’inizio dell’anno, quelle al personale amministrativo 27. Stiamo andando verso le mille aggressioni. Questi sono tutti dati che dimostrano quanto c’è da fare, ma allo stesso momento quanto si sta facendo con le risorse attuali. In questo momento c’è una situazione di difficoltà all’interno degli istituti, combattuta e attenuata dalle persone che vi operano e che però ha bisogno di un’implementazione di risorse molto importante. Per avere la medicina penitenziaria ci vogliono le risorse. Ora il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap) sta tentando, attraverso il ministero della Salute, di supplire ad alcune carenze che ci possono essere sui territori regionali”.
Il presidente del collegio del Gnpl ha ricordato anche i suoi incontri con i presidenti di regione per cominciare a trovare delle soluzioni: “In Campania, Veneto, Calabria, ora vedremo se anche nel Lazio e altre, stiamo proponendo una serie di protocolli. Non vogliamo sostituirci al Dap, ma qualche stimolo ogni tanto può essere utile. Ci sono dei protocolli che addirittura il procuratore della Repubblica di Napoli Gratteri aveva proposto con le Asl locali nel tentativo di affrontare il disagio psichico, non solo la malattia, anche il disagio.
Stiamo aspettando che il parere del Dap su questi protocolli, ma nel frattempo alle regioni li proponiamo, perché penso che sia opportuno arrivare ad una soluzione. Così come, stiamo proponendo al ministero della Salute di dare delle prestazioni che si aggiungono a quelle delle regioni che si sono rese disponibili”. “La malattia diventa una problematica più ampia con la situazione di detenzione e il diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, vale per tutti, quale che sia la condizione del soggetto. Un tema che non è compreso facilmente”, ha aggiunto.

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