Assemblea Cei: la testimonianza oggi del vescovo greco-cattolico di Odessa, “continuate a sostenerci”  

L’Ucraina e i suoi cittadini sono “infinitamente grati all’intera comunità internazionale”, incluso lo Stato italiano e l’episcopato italiano e chiedono di “continuare a sostenere l’Ucraina, dire la verità sulla guerra in Ucraina, schierarvi coraggiosamente oggi in difesa di coloro che soffrono, che vengono uccisi e a cui viene negato il diritto all’esistenza”. Con un discorso particolarmente toccante e sentito, il vescovo Mykhaylo Bubniy, Esarca di Odessa, ha portato oggi alla Conferenza episcopale italiana, riunita in Assemblea Generale, la testimonianza della Chiesa greco-cattolica ucraina.
l Paese – ha detto – “sta lottando, per il terzo anno, per la propria indipendenza a caro prezzo e a costo di migliaia di suoi cittadini caduti sul campo di battaglia o uccisi innocentemente”.  L’Ucraina, ha aggiunto, “resiste per la sua indipendenza e il diritto all’esistenza come Stato sovrano, con la propria lingua, tradizione e patrimonio culturale, tutelando al contempo i valori e i principi democratici europei nell’Europa orientale”. Bubnyi ha messo in luce “le conseguenze nefaste” della cosiddetta “dottrina del mondo russo”, tra l’altro “toccata con mano da quanti, come il cardinale Matteo Zuppi, hanno viaggiato in Ucraina per portare aiuti”. A questo proposito, l’esarca ha raccontato che “nei territori occupati dalla Russia, la prima azione che è stata intrapresa è stata vietare qualsiasi simbolo e l’uso della lingua ucraina”, bandendo tutte le confessioni ucraine e persino proibendo le attività di Caritas Ucraina, nonché le attività dei Cavalieri di Colombo. Si ripete oggi quanto successo con l’annessione della Crimea nel 2014 dove due delle sei chiese dell’esarcato di Odessa sono state annesse, mentre le altre quattro sono chiuse. Nelle zone vicino al fronte dell’Ucraina non occupata “ognuna delle parrocchie si è trasformata in un centro umanitario per gli sfollati interni”. L’esarca ha ricordato anche che ancora oggi “due dei nostri sacerdoti della Congregazione Redentorista, che hanno prestato servizio nella città di Berdyansk, sono prigionieri in Russia da quasi due anni”, ringraziando il Santo Padre e la Santa Sede per tutto ciò che è stato fatto per la loro liberazione.

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