Diocesi: Milano, Discorso alla città. Delpini: sguardo su poveri, istituzioni, giustizia e pace, educazione ecologica

(Milano) Di che cosa è stanca la città? – si è chiesto mons. Delpini durante il Discorso alla città. “La città non è stanca delle case, perché le case, gli uffici, le strutture pubbliche e private sono la vita e la sostanza della città. La città è stanca delle case abbandonate al degrado, del consumo avido del suolo, delle aree inutilizzate, delle case che potrebbero ospitare persone e che sono invece vuote per calcoli meschini…”. “La città non è stanca dei turisti”, la città “è stanca dei turisti che l’affollano senza rispetto, che invadono le case con passaggi rapidi e la spopolano di residenti”.
Quindi ha proseguito: “La gente è stanca, la città è stanca, la terra è stanca… Il Giubileo indetto da Papa Francesco per il 2025 con la bolla Spes non confundit ci offre l’occasione per prenderci cura di questa stanchezza e per rendere possibili il riposo e la gioia. In che modo? Il Giubileo è un’attuazione storica del ‘principio sabbatico’: se Dio ha sentito l’esigenza di riposare, così occorre lasciare anche agli esseri umani e alla terra la possibilità di farlo. Il principio sabbatico custodisce il mistero del cosmo come dono di benevolenza e creatività. Senza il rispetto di tale principio, non solo non c’è più festa, ma viene a esaurirsi lo spazio dello spirito umano”. “Sarei lieto e onorato di poter farmi voce della proposta di propiziare un rimedio alla stanchezza della gente, della città, della terra ispirandomi ai temi del Giubileo e invocando l’intercessione di sant’Ambrogio. Cerchiamo insieme un rimedio alla stanchezza dei poveri con il condono dei debiti. Cerchiamo insieme un rimedio alla stanchezza di persone e istituzioni al servizio del bene comune, in particolare in ambito educativo e socio sanitario. Cerchiamo insieme un rimedio alla stanchezza e allo scandalo della guerra, proponendoci percorsi di riconciliazione, di giustizia e di pace. Cerchiamo insieme un rimedio alla stanchezza della città e della terra attivando una sensata educazione ecologica”.
L’arcivescovo si è dunque soffermato sul condono dei debiti. “I fenomeni del sovraindebitamento, del precipitare in condizioni di vita indegne della persona umana devono essere affrontati. Il sistema del credito ha qualche cosa di malato, se invece di incoraggiare la buona volontà di chi cerca di uscire dalla povertà esclude con spietata indifferenza i poveri. Faccio appello a considerare con serietà le vie per il condono dei debiti, per forme di alleanza, di mutuo soccorso, di ripensamento del sistema bancario, perché troppa gente è disperata e troppe situazioni favoriscono l’immissione di denaro sporco e condannano a entrare negli ingranaggi perversi dell’usura”. Ma “c’è anche un debito dei ricchi. Chi si è arricchito con la sua intraprendenza, grazie alle condizioni favorevoli, è in debito verso coloro che si sono impoveriti. La ricchezza onesta è una responsabilità sociale”.
Delpini ha poi denunciato: “Da qualche parte si accumulano ricchezze maledette, procurate con l’usura, lo spaccio di droga, la pornografia, il gioco d’azzardo. Le ricchezze maledette gridano vendetta al cospetto di Dio. In questo anno giubilare deve risuonare l’invito alla conversione, a riparare il male compiuto, a restituire quanto è possibile. Alcuni danni provocati sono irreparabili. Ci sono però opere buone per prendersi cura delle persone danneggiate”.

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