L’équipe No alla tratta della Commissione nazionale Giustizia e pace della Conferenza episcopale argentina esprime la sua “profonda preoccupazione” per lo scioglimento del fondo per l’Assistenza diretta alle vittime della tratta di persone, che era stato creato mediante la legge 27.508 del 2019. Questo meccanismo, eliminato con un decreto presidenziale, era, di fatto “una legge democratica che rappresentava un’autentica richiesta delle vittime e dei sopravvissuti, promossa dall’Esecutivo e votata al Congresso con un ampio consenso di tutte le forze politiche e il sostegno delle organizzazioni della società civile”.
Si tratta di uno strumento il cui obiettivo era quello di amministrare i beni confiscati in casi giudiziari legati ai reati di tratta e sfruttamento di persone, e al riciclaggio dei proventi di tali reati, in modo che potessero essere utilizzati per riparare i danni causati alle vittime. In altre parole, specifica la nota dell’organismo, “non si trattava di denaro proveniente dall’erario pubblico, ma di beni derivanti dal reato che dovevano essere amministrati dallo Stato”.
Secondo il Decreto della Gazzetta Ufficiale 1048/2024, “lo scioglimento dei suddetti fondi fiduciari è opportuno nell’attuale contesto economico, al fine di promuovere una maggiore trasparenza ed efficienza nella gestione delle risorse pubbliche”. Ma questa misura, secondo l’équipe No alla tratta, “in assenza di meccanismi integrativi al Fondo di assistenza diretta, non può che tradursi in una maggiore vulnerabilità delle persone che hanno subito una schiavitù in carne e ossa e sono state strappate dalla criminalità”.
Secondo la nota, “questo fatto rappresenta un passo indietro in termini di riparazione e restituzione dei diritti per le vittime, che non possono aspettare e che l’unica cosa che questo tipo di provvedimento fa è quella di farle tornare vittime, abbandonate da chi dovrebbe proteggerle”.