Terra Santa: mons. Pizzaballa, insignificanti “quando si ha paura di contaminarsi, di uscire da sé incontro all’altro”

“Il senso della presenza dei discepoli, della Chiesa è quello di essere in legame con il mondo, di essere per tutti, per il mondo. Se viene meno questo legame, il discepolo perde il senso della sua missione”. A ricordarlo nella sua riflessione per domenica 9 febbraio, è l’amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa. Commentando il passo evangelico di Matteo incentrata sulle immagini del sale e della luce, l’arcivescovo avverte del pericolo per i discepoli di perdere il proprio sapore: “Quando smettono di essere dono per gli altri e pretendono di vivere per se stessi, non solo non rendono più alcun servizio, ma muoiono essi stessi”. Si diventa insignificanti “quando si ha paura di contaminarsi, di perdersi, di uscire da sé incontro all’altro, quando si rimane chiusi nel piccolo recinto delle proprie idee e della propria vita. Ci può essere l’illusione che questo serva a proteggersi, a custodirsi; in realtà è esattamente il contrario, è l’unico modo per diventare insignificanti. Quando questo accade, il sale non serve più a niente, viene gettato via e calpestato dalla gente: quella stessa gente alla cui vita il sale avrebbe dovuto dare sapore, ne sancisce con disprezzo l’inutilità”. “Si smette di essere luce, invece, quando non si offre più alla gente una luce nuova sulle cose, sulla vita, sulla storia. Quando il proprio modo di vedere non ha nulla di diverso da quello del mondo – spiega mons. Pizzaballa – la luce vera rimane nascosta, e noi cessiamo di essere testimoni della salvezza che ci ha raggiunti. I cristiani sono luce fintantoché rimangono uniti alla Fonte della luce, che è il Signore. È questo il sapore buono e la luce bella della vita del discepolo”.

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