Persone con disabilità: Di Maolo (Serafico), “da assistenzialismo a riconoscimento diritti, ma servono risorse, equità territoriale e cambio di mentalità”

(Foto Istituto Serafico di Assisi)

Il 3 dicembre, Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità, non è soltanto un appuntamento simbolico ma “un giorno di verità” e “un’occasione di confronto e ascolto collettivo”. La afferma in un’intervista al Sir Francesca Di Maolo (nella foto), presidente dell’Istituto Serafico di Assisi – realtà che da oltre un secolo accoglie e accompagna persone con gravi e gravissime disabilità – invitando a leggere questa ricorrenza come un tempo di sintesi e di ripartenza, capace di incidere davvero sul cambiamento culturale e sociale.

(Foto ANSA/SIR)

Le barriere più difficili da abbattere, sostiene, non sono quelle fisiche, spesso risolvibili con interventi mirati, ma quelle burocratiche e soprattutto culturali. “La società fatica ancora a riconoscere che la fragilità è parte della vita e che il limite non definisce la persona. È questo sguardo riduttivo che genera pietismo, medicalizzazione e isolamento”.
La riforma della disabilità del 2024 segna un passaggio storico: dal modello assistenzialista a quello fondato sui diritti umani. Un “cambio di paradigma” che riconosce “la persona come soggetto di diritti, titolare del proprio percorso di vita”. Ma la presidente del Serafico avverte: la sfida è complessa e richiede “risorse, equità territoriale e soprattutto un cambio di mentalità”. Tra le novità più rilevanti, il progetto di vita: uno strumento che supera la “frammentazione degli interventi” e restituisce centralità alla persona, ai suoi desideri e alle sue capacità. “Al Serafico – spiega Di Maolo – i ragazzi non sono più spettatori, ma registi del proprio cammino insieme a chi li accompagna”. Un ruolo importante avrà anche il Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, chiamato a” fare pressione, creare cultura e correggere disuguaglianze”. Tuttavia, Di Maolo ricorda che non si tratta di una bacchetta magica: occorre che la sua voce conti davvero. Guardando al 2026, quando la riforma sarà pienamente implementata, servirà “una regia nazionale forte per garantire uniformità e superare le disuguaglianze territoriali”. Le leggi da sole non bastano: occorrono professionisti formati e capaci di abbandonare il “si è sempre fatto così”.
Per la presidente del Serafico una società inclusiva riconosce “il valore di ogni persona, indipendentemente dalle sue condizioni”. E alle famiglie dice: “Non siete soli. La forza dei vostri figli è una delle vie più sicure per ricostruire un’umanità che si è smarrita”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi