“La comunicazione non è un elemento strumentale ma parte strutturale della vita cristiana”. Lo scrive Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, in una riflessione su Avvenire dedicata al Documento di sintesi del Cammino sinodale. Il testo, ricorda, è “frutto di un percorso durato dal 2021 al 2025” e va letto “nella sua completezza e unitarietà”. Corrado sottolinea la “grande adesione” al processo sinodale, che ha coinvolto oltre 500mila persone in 50mila gruppi e una rete di 400 referenti diocesani, come “segno di uno stile che deve diventare mentalità, nel cuore, nei processi decisionali e nei modi di agire”. Al centro della riflessione, il tema dei linguaggi: “La Chiesa si cimenta in nuovi linguaggi non per un semplice lavoro di adattamento, ma per un esercizio spirituale di riconoscimento del vissuto umano come luogo teologico, in virtù del principio dell’Incarnazione”. Il rinnovamento comunicativo, osserva, richiede “sobrietà, competenza e formazione”, secondo l’invito di Papa Leone XIV a “promuovere una comunicazione capace di farci uscire dalla torre di Babele, dalla confusione di linguaggi senza amore, spesso ideologici o faziosi”.