Lavoro: Mattarella, “governare i cambiamenti e orientarli in direzione della giustizia e del rispetto di ogni persona”

(Foto Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“Il lavoro costituisce elemento permanente del nostro modello di comunità, rappresentando, al tempo stesso, un diritto e un dovere, perché realizza le aspettative di crescita delle persone ed esprime i doveri di solidarietà della coesione sociale del Paese. Il lavoro sta cambiando. Occorre inserirsi nei cambiamenti. Per governarli e orientarli in direzione della giustizia e del rispetto di ogni persona”. Lo ha sottolineato questa mattina il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Cerimonia di consegna delle Stelle al Merito del lavoro per l’anno 2025.
“Il trend positivo dell’occupazione mostra una società italiana in movimento, dove non mancano risorse e creatività. E tuttavia, come in tutte le fasi di transizione, si manifestano aspetti problematici ed elementi critici che vanno regolati, per corrispondere alle finalità dettate dai valori della nostra convivenza civile”, ha osservato il Capo dello Stato, rilevando che “si creano diaframmi tra categorie, tra generazioni, tra lavoratori e lavoratrici, tra italiani e stranieri, tra territori, tra chi fa uso di tecnologie avanzate e chi non è in condizione di farlo”. “L’unità del lavoro – ha spiegato – è stato uno dei fattori più possenti della crescita economica, sociale, civile del nostro Paese. Il senso unitario dell’apporto delle cittadine e dei cittadini allo sviluppo del Paese ha avuto una funzione determinante nel generare partecipazione, diritti, benessere. Alla decrescita industriale corrisponde l’incremento dei comparti dei servizi. Si riducono luoghi e si riduce la concentrazione nei luoghi del lavoro: tra gli altri fenomeni è divenuta strutturale, dopo la pandemia, la porzione di lavoro che si svolge da remoto, in smart-working”. “A questo corrisponde una struttura di categorie salariali che vede, nei cosiddetti piani alti dell’occupazione, lavoro prestigioso, appagante, ben remunerato e, nei cosiddetti piani bassi, forme di precarietà non desiderate, subite, talvolta oltre il limite dello sfruttamento”, ha aggiunto, sottolineando che “non ci sono ricette facili per un mondo del lavoro che ovviamente è condizionato da mercati sempre più interdipendenti”.

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