La conferma dello spiegamento delle navi statunitensi al largo delle coste venezuelane, invece che indebolire il Governo di Nicolas Maduro, rischia invece, paradossalmente, di aumentare i problemi della gente comune e di peggiorare la situazione dei detenuti politici, tra i quali anche l’italiano Alberto Trentini, del quale da tempo non si hanno notizie. Lo sostiene, dal Venezuela, rivolgendosi al Sir, un’autorevole voce ecclesiale che mantiene l’anonimato.
“La maggior parte delle persone – l’analisi – vive normalmente perché deve risolvere i problemi quotidiani, ciò che in Venezuela chiamiamo popolarmente ‘rebusque’, tipico di una cultura di sopravvivenza in cui lo stipendio non basta per vivere, dato che un insegnante guadagna 4 dollari al mese. Questa cultura della sopravvivenza è il risultato di una grande ingiustizia e disuguaglianza: in Venezuela c’è una minoranza che vive meglio o allo stesso livello delle élite europee, chiamata ‘enchufados’ (‘collegati’), per indicare coloro che sono legati alla coalizione dominante. Questi ‘enchufados’ hanno i loro settori riservati e godono di uno status di benessere. Per quanto riguarda il resto della popolazione, quello che accade nelle relazioni tra Usa e Venezuela sta avendo un impatto molto negativo sui settori politici e della società civile, poiché il Governo ha intensificato la censura, la repressione e la persecuzione politica. Ad esempio, per i familiari dei prigionieri politici è sempre più difficile accedere alle informazioni sulle condizioni dei loro cari e il trattamento è sempre più crudele. Allo stesso modo, alcuni familiari si sentono perseguitati. Inoltre, le popolazioni di confine, di fronte al movimento delle truppe, si sentono intimidite e vulnerabili alla repressione”.
Prosegue la nostra fonte: “D’altra parte, oltre alla repressione, si è andata costruendo una narrativa di coesione interna e mobilitazione, che in realtà è solo narrativa, perché in realtà la coalizione dominante è sola e isolata, ma la minaccia e il nemico esterno la uniscono e vede la società non allineata come nemico interno. Ritengo che se questa situazione si protrae nel tempo e non vi è una negoziazione che crei determinate condizioni per uscire dalla crisi, il grande perdente di questi processi sarà la popolazione civile”.