“Prendere, benedire, spezzare, dare: sono i verbi eucaristici. Sono i gesti che Gesù fece in quella cena dove donò tutto se stesso, totalmente e definitivamente. E in quella medesima cena diede a noi quest’altro ordine: ‘fate questo in memoria di me’. Che non vuol dire solo ripetere, ripresentare il Mistero della Sua Presenza in mezzo a noi nel pane e nel vino eucaristici, ma anche diventare pienamente una Chiesa, comunità eucaristica. Una chiesa che fa esperienza sempre di essere benedetta, illuminata e riscaldata dall’amore del Signore, e per questo capace di spezzarsi e darsi: spezzarsi e darsi a ogni essere umano, ogni fratello e sorella che incontra sul suo cammino, soprattutto se poveri; spezzarsi e darsi nella storia del mondo, denunciando senza timore tutto ciò che sfigura il volto dell’uomo, la violenza, la guerra, l’ingiustizia e trasmettendo la Parola del Regno di Dio; spezzarsi e darsi totalmente e definitivamente, fino al giudizio, quando potremo sentire dal Signore quelle parole: ‘Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo””. Lo ha affermato ieri sera l’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nell’omelia pronunciata durante la celebrazione eucaristica che ha presieduto per la solennità del Corpus Domini.
Nella sua riflessione, il presule ha evidenziato che l’uomo “innanzitutto ha fame di una Parola che dia senso alla sua vita e che guarisca le ferite della sua esistenza”. E poi “l’uomo è anche fame di pane”. “Dio – ha sottolineato – lega la nostra salvezza a un po’ di pane dato e lega la sconfitta della nostra storia al non aver creato condivisione e comunione. Ma la fine della fame dell’uomo non consisterà mai nel mangiare a sazietà, da soli; nell’accumulare e consumare in solitudine quanto più sia possibile”. “Noi Chiesa di Gesù – ha proseguito – siamo allora chiamati dal nostro Signore a fare un atto di fiducia in Lui, ad affidargli quel nostro poco di cui abbiamo così paura”. “Poi Gesù questo poco lo spezza: questo gesto è il vero miracolo, che può guarire ogni nostra malattia e ogni nostro egoismo. Gesù non moltiplica, ma spezza, divide quei pochi pani”, ha aggiunto mons. Gambelli, rilevando che “questo sconvolge il nostro modo di pensare e può sconvolgere e rivoluzionare pure il nostro modo di concepire l’economia: nessuna crescita, nessuna sovrapproduzione, nessun ulteriore sfruttamento dei beni della terra che il Padre ha destinato a tutti gli uomini, potranno mai saziare la fame della famiglia umana se il cuore di ognuno non si converte e impara a condividere quello che ha e quello che è”. Per l’arcivescovo, “si tratta allora di non tenere per sé, di non trattenere la benedizione di Dio, ma di rendere se stessi ‘canali di grazia’, capaci di far circolare l’amore di Dio verso tutti. Vivendo così, come veri figli nel Figlio, avremo la gioia e questa gioia sarà piena e eterna”.