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Austria: stop ai ricongiungimenti familiari, società civile e associazioni ecclesiali bocciano il progetto governativo

Un’ampia alleanza tra la società civile e la Chiesa ha duramente criticato le restrizioni previste dal governo austriaco in materia di ricongiungimenti familiari. Il decreto d’urgenza proposto, che punta a minare il diritto al ricongiungimento familiare, è discutibile dal punto di vista legale e umanitario e colpisce i più vulnerabili, secondo una dichiarazione rilasciata oggi in seguito alla protesta in Ballhausplatz a Vienna intitolata “Le famiglie stanno insieme”, voluta anche da Caritas e Azione Cattolica. “Nel 2024, il 98 per cento dei quasi 8.000 arrivi erano donne e bambini. Privare le famiglie della prospettiva del ricongiungimento non risolve i problemi, ma ne crea solo altri”, afferma Lukas Gahleitner-Gertz di “Asylkoordination Osterreich”. Chi cerca protezione non ha praticamente altri mezzi legali per entrare nel Paese. L’appello è stato sostenuto, tra gli altri, da Amnesty International, Caritas, Diakonie, Volkshilfe, Sos Mitmensch, Azione Cattolica e numerose altre sigle della società civile e organizzazioni ecclesiali. Secondo quanto riportato dai media, il partito popolare Övp, i socialdemocratici SpÖ e i liberali di Neos non procederanno con il blocco completo del ricongiungimento familiare, ma lo sospenderanno almeno fino alla fine di settembre 2026. L’accordo all’interno del Consiglio dei ministri è stato raggiunto ieri. Si prevede che la legge venga approvata dal Consiglio nazionale questa settimana ed entri in vigore a metà maggio. Il governo federale ha citato un’emergenza nazionale come una delle ragioni dell’inasprimento.

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