“Le sentenze spesso vengono strumentalizzate, soprattutto quando riguardano casi e questioni di grande attualità. È ciò che è capitato, in particolare, a recenti sentenze della Corte costituzionale in tema di fine vita, interpretate da molti quale un invito incessante e pressante, rivolto ai decisori, a legiferare per introdurre il ‘suicidio assistito’. Non è proprio così”. A mettere in guardia da queste derive è don Aldo Buonaiuto, dalle pagine di Interris.it.
Ricordando che “proprio in virtù di una interpretazione strumentale di queste sentenze, in Italia, non sono mancati casi di suicidio assistito, a carico del Ssn, concepito per assolvere ben altre funzioni, tra cui principalmente quelle di cura e tutela della vita e della salute”, il sacerdote evidenzia: “Diventa impellente fermare questa errata deriva eutanasica. In una società sempre più disumanizzata e desacralizzata non meraviglia il silenzio assordante attorno a un male intrinseco quale l’approvazione di una qualunque legge sul suicidio assistito. Come credenti e uomini di buona volontà non possiamo tacere aldilà dei gentili inviti o meno delle Corti costituzionali. E ciò è ancora più angosciante perché proprio durante l’Anno Santo dedicato alla speranza, in Italia qualcuno pensa a come spegnere la vita”.
Per don Buonaiuto, “il problema principale è che manca la capacità di stare accanto a chi soffre, non si sopporta né il proprio dolore né quello altrui, con il rischio e la scusa che la persona da scartare sia da congedare perché desiderosa di farla finita. In realtà c’è solo una legge che possa contrastare la mentalità eutanasica ed è quella dell’amore vero dove l’altro, anche colui che apparentemente sembra non avere più niente da dare e da dire, invece è un dono unico e irripetibile, un fiore raro e profumato di vita eterna. Una gioia da avere accanto facendolo sentire così amato da desiderare pur nel dolore e nella prova di restare insieme cercando di rimandare l’ultimo respiro”.
“La vera cura per contrastare la deriva dell’eutanasia è la logica dell’amore – ribadisce don Aldo -. Dietro la falsa pietà del fine vita si nascondono interessi economici colossali così da ‘alleggerire’ la collettività dai costi sociali della fragilità. Come dimostrano le leggi tanto esaltate sul divorzio e sull’aborto, quando si approva una norma che spinge a legittimare la via più breve, la scorciatoia del male, non esistono paletti destinati a durare così come siamo arrivati senza batter ciglio al divorzio lampo e alle maglie allargate dei termini per l’interruzione volontaria di gravidanza”.