
Milioni di rifugiati sudanesi fuggiti nei Paesi confinanti rischiano di sprofondare ulteriormente nella fame e nella malnutrizione a causa della grave carenza di finanziamenti. È l’allarme lanciato oggi dal World Food Programme (Wfp), l’agenzia Onu per l’alimentazione, che sottolinea come i tagli imposti alle risorse stiano mettendo in pericolo gli aiuti salvavita in Africa orientale. Dallo scoppio del conflitto in Sudan nell’aprile 2023, oltre quattro milioni di persone hanno attraversato i confini nazionali cercando rifugio in sette Paesi limitrofi: Repubblica Centrafricana, Ciad, Egitto, Etiopia, Libia, Sud Sudan e Uganda. Molti rifugiati sono arrivati in condizioni di grave vulnerabilità, spesso senza nulla e con segni evidenti di malnutrizione e traumi. Il Wfp si è mobilitato rapidamente con assistenza alimentare, pasti caldi, supporto nutrizionale e trasferimenti in denaro, estendendo anche il sostegno alle comunità ospitanti. Purtroppo l’aumento dei bisogni supera ormai di gran lunga i fondi disponibili: in Uganda, molti rifugiati sopravvivono con meno di 500 calorie al giorno; in Ciad e in Libia i programmi rischiano di essere sospesi nelle prossime settimane in assenza di nuovi finanziamenti. “Si tratta di una crisi regionale che coinvolge aree già segnate da fame e conflitti. Senza fondi aggiuntivi, saremo costretti a ulteriori tagli, lasciando milioni di persone, in particolare i bambini, in condizioni critiche”, afferma Shaun Hughes, coordinatore di emergenza del Wfp per la crisi in Sudan.
I dati mostrano una situazione preoccupante: in Egitto il numero di beneficiari assistiti è calato da 235.000 a 150.000 in due mesi; in Etiopia le razioni sono ridotte al 50%; in Sud Sudan le risorse disponibili coprono solo parte delle necessità. Il Wfp ha bisogno di circa 200 milioni di dollari per sostenere la risposta nei Paesi confinanti nei prossimi sei mesi, oltre a 575 milioni per le operazioni all’interno del Sudan. “I rifugiati fuggono per salvarsi la vita, ma si ritrovano in contesti di disperazione e scarsità. L’assistenza alimentare resta l’unica ancora di salvezza per le famiglie più vulnerabili”, sottolinea Hughes, rinnovando l’appello alla comunità internazionale a mobilitarsi. Il Wfp ribadisce che il solo supporto umanitario non basta: è urgente un’azione politica e diplomatica globale per porre fine ai combattimenti in Sudan e permettere il ritorno della pace e della stabilità nella regione.

(foto: Wfp)