Hong Kong: cinque anni fa la “Legge sulla sicurezza nazionale”. Amnesty International, “oltre 80 procedimenti su 100 ingiustificati”

In occasione del quinto anniversario dell’entrata in vigore della Legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, una ricerca di Amnesty International ha rivelato che oltre l’80 per cento delle persone sottoposte a procedimenti sono state ingiustificatamente criminalizzate. Secondo quanto si legge in un comunicato di Amnesty diffuso oggi, dall’analisi dei 255 casi individuali di applicazione della legislazione vigente dal 30 giugno 2020, in quasi 90 casi su 100 è stata negata la libertà su cauzione e le persone hanno dovuto attendere in media 11 mesi in carcere prima di essere processate. “I timori che avevamo sollevato nel 2020 si sono rivelati fondati. Il governo di Hong Kong deve cessare di punire la legittima espressione delle idee col pretesto della sicurezza nazionale”, dichiara nella nota Sarah Brooks, direttrice di Amnesty International per la Cina.
Nei 78 procedimenti portati a termine ai sensi della Legge sulla sicurezza nazionale, almeno 66 (ossia l’84,6 per cento) hanno riguardato l’espressione legittima delle proprie idee, che “non dovrebbe mai essere criminalizzata secondo gli standard internazionali, senza alcuna prova di condotte violente o di incitamento alla violenza”. Se si considerano nel conteggio anche le accuse di “sedizione” ai sensi dell’Articolo 23 e della normativa ad esso precedente, si arriva ad almeno 108 casi su 127 (l’85 per cento) in cui espressioni legittime delle proprie idee sono state ingiustamente sottoposte a procedimenti giudiziari. I tribunali hanno negato la libertà su cauzione in 129 casi relativi alla sicurezza nazionale, corrispondenti all’89 per cento del totale. In questi 129 casi, la durata media della detenzione è stata di 328 giorni. In 52 casi (il 40,3 per cento del totale) il tempo trascorso in carcere prima del processo o del patteggiamento è stato pari o superiore a un anno.
Amnesty chiede al governo di Hong Kong di cessare “immediatamente” di applicare la normativa sulla sicurezza nazionale e “ripristinare l’istituto della libertà su cauzione in attesa del processo. Nessuno dovrebbe languire in carcere semplicemente per aver esercitato il diritto alla libertà di espressione”, ha concluso Brooks. Amnesty International ha presentato le conclusioni della sua ricerca al governo di Hong Kong, che le ha respinte definendole “una distorsione della realtà” e sostenendo che la Legge sulla sicurezza nazionale “ha ripristinato il godimento dei diritti e delle libertà”.

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