Udienza Papa alla Cei: card. Zuppi, “vogliamo che tutti si sentano a casa nella casa di Dio”

“A ottant’anni dalla fine della terribile Seconda guerra mondiale, confrontati con le guerre in cui oggi viene versato il sangue di Abele, vogliamo assicurarle la nostra vicinanza, nell’impegno che personalmente lei ha preso nell’impiegare ogni sforzo perché questa pace si diffonda”. Si è concluso con queste parole il saluto del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, al Papa, durante la prima udienza concessa da Leone XIV ai vescovi italiani, nell’Aula della Benedizione. “Obbedienza, fraternità e amicizia”, i sentimenti manifestati al Pontefice dal presidente della Cei, a nome di tutti i presenti, compresi i vescovi emeriti: “Sentiamo proprio vera quella speciale sintonia che unisce la Chiesa italiana al successore di Pietro, vescovo di Roma e primate d’Italia”. “Giovanni Paolo II, quasi parafrasando sant’Agostino, disse: ‘siamo i vescovi di questa Chiesa, tutti insieme lo siamo, voi e io, vescovo con voi e come voi nella Chiesa in Italia’”, ha proseguito Zuppi: “Grazie, Papa Leone, del suo presiedere questa comunione, perché il primato garantisce la collegialità e la sinodalità”. “Sono con noi le nostre Chiese, le nostre comunità, i preti, i consacrati, i laici, e anche tanti compagni di strada che con impegno, anche qualcuno che sembrava improbabile, hanno intrapreso in questi anni il cammino sinodale – il ritratto del presidente della Cei – per realizzare quell’invito che Papa Francesco ci rivolse proprio 10 anni fa a Firenze: ‘Puntate all’essenziale, al kerigma, cioè a parlare in modo diretto e personale di Gesù’. Ci chiese che fosse tutto il popolo di Dio ad annunciare il Vangelo, popolo e pastori, e suggerì che la Chiesa in Italia fosse protetta da ogni surrogato di potere, di immagine, di denaro. È stato ed è il nostro impegno, per rendere ragione della speranza che è in noi, in una stagione dove di speranza ne serve davvero tanta: per una Chiesa accogliente, vicina alle attese di tanti, di tutti, particolarmente dei poveri”. “Dopo dieci anni – ha rivelato Zuppi – ci piace ancora di più una Chiesa italiana, come disse Papa Francesco, inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti: la desideriamo lieta, col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. E per essere così, se serve, innoviamo con libertà. Vogliamo che tutti si sentano a casa nella casa di Dio. Dove anche il fratello maggiore impara a sentire sua la festa della misericordia, della gratuità, della fraternità ritrovata”.

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