“La guerra contro l’Iran è un’esperienza difficile per tutti in Israele. Gli allarmi ci svegliano più volte ogni notte. Siamo terrorizzati dalla distruzione e preghiamo per le vittime e i feriti. La nostra fede ci dà la speranza che torni la pace nel nostro paese. Siamo grati per tutte le preghiere e le parole di sostegno”. È quanto si apprende dal Vicariato “San Giacomo” che riunisce i cattolici di espressione ebraica. Il Vicariato serve le comunità cattoliche di lingua ebraica di Gerusalemme, Tel Aviv-Jaffa, Haifa, Beer Sheva e Tiberiade e comprende anche comunità di fedeli di lingua russa. Padre Piotr Zelazko, è il responsabile del Vicariato. Parole significative che descrivono lo stato d’animo dei fedeli del Vicariato, parte integrante del Patriarcato latino di Gerusalemme, davanti a questo nuovo fronte di guerra con l’Iran. “Poiché è troppo pericoloso riunirsi – spiega il responsabile – i membri delle Kehillot (comunità) pregano su Zoom. Chi decide di venire in chiesa solitamente rimane in un’area protetta. Quasi tutte le nostre chiese e cappelle hanno accesso diretto a un rifugio. Alcuni dei membri che sono venuti a pregare insieme hanno espresso la loro gratitudine per un breve momento di preghiera comune”. La situazione, aggiunge padre Zelazko, “non consente di organizzare raduni e incontri, e il vicario ha ufficialmente dispensato i fedeli dall’obbligo domenicale”. Tuttavia, ricorda che “i sacerdoti rimangono a disposizione di tutti coloro che hanno bisogno di aiuto e distribuiscono la Comunione durante le visite a domicilio”. “Per favore, non smettete di chiedere pace”, conclude il sacerdote di origini polacche.
L’impegno dei sacerdoti e dei fedeli del Vicariato si esprime principalmente nel servizio pastorale e catechetico ai figli di migranti e richiedenti asilo di lingua ebraica sparsi in tutto il Paese.