Colombia: non si ferma violenza nei dipartimenti sud-occidentali. Mons. Sánchez (Popayán), “società si risvegli, non dobbiamo arrenderci”. E invoca intervento umanitario

Non si ferma l’ondata di violenza nella Colombia sud-occidentale, e in particolare, nei dipartimenti di Valle del Cauca e Cauca, dove è particolarmente forte la presenza dei dissidenti delle Farc. La guerriglia smobilitata dopo gli accordi del 2016. Ieri il sindaco di Cartago (Valle del Cauca, città di circa 120mila abitanti), Juan David Piedrahíta, è stato vittima di un attentato, rimanendo illeso.
Si moltiplicano anche le prese di posizione a livello ecclesiale. L’arcivescovo di Popayán (Cauca), mons. Omar Alberto Sánchez, lancia un appello a “risvegliarsi” come società, con un chiaro invito all’azione: “Non è una voce di accusa, ma una voce che invita al risveglio di una società che ha un impegno in sospeso con il futuro”, ha affermato. Mons. Sánchez è categorico nell’affermare che la violenza non è la strada da seguire: “Nessuna causa giusta si ratifica con il sangue. Una causa che deve passare attraverso la violenza e il sangue è già una causa morta”. L’arcivescovo di Popayán rivolge il suo messaggio a molteplici attori: dalle vittime e dalle loro famiglie – in particolare quelle delle sette persone decedute nei recenti fatti – ai leader sociali, ai governanti e agli educatori, che ha esortato a non arrendersi: “Dobbiamo affermare la speranza e la necessità di non lasciarci abbattere, ma di essere attivi per il futuro”.
Il presule chiede anche un “intervento umanitario di alto livello” e richiama l’attenzione sull’indifferenza: “Se non alziamo la bandiera della vita, qualsiasi altra bandiera sembra possibile. La bandiera della società civile deve necessariamente essere la vita”.

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