La Pastorale ecologica della diocesi di Orán, nel nord dell’Argentina, ha espresso la sua “profonda preoccupazione” per l’avanzamento del Corridoio bioceanico Capricorno, un megaprogetto infrastrutturale transoceanico, che è destinato a collegare il nord del Cile con San Paolo e le coste brasiliane, con un percorso che attraverserà territori abitati da comunità indigene e famiglie contadine nel nord-ovest argentino, oltre che nei territori indigeni del Paraguay. La nota mette in guardia sulla scarsità di informazioni pubbliche, sulla mancata consultazione preventiva delle popolazioni indigene e sui potenziali impatti ambientali, culturali e sociali che l’iniziativa potrebbe causare. Sebbene il Corridoio prometta di migliorare la connettività e dinamizzare l’economia della regione, la Pastorale sottolinea che tali benefici non possono essere disgiunti dal “rispetto delle normative vigenti e dalla protezione effettiva delle comunità e degli ecosistemi coinvolti”. In particolare, ricorda il carattere vincolante dell’accordo di Escazú, che garantisce l’accesso all’informazione, la partecipazione cittadina e la valutazione rigorosa prima di autorizzare opere ad alto impatto. La diocesi, quindi, chiede, tra l’altro, di “promuovere valutazioni strategiche che affrontino la scala globale del progetto, specialmente in materia di risorse idriche, biodiversità e impatto territoriale”, e di “garantire standard di prevenzione relativi al narcotraffico, alla tratta di persone e alla sicurezza stradale, e assicurare il rispetto dei diritti umani fondamentali delle comunità coinvolte”.