“La Colombia sta producendo molte droghe. Hanno fabbriche di cocaina che inviano il prodotto direttamente negli Stati Uniti. Il loro presidente è stato molto ostile nei confronti del nostro Paese. Non ho pensato molto a lui perché non gli ho dato importanza, ma se non si rende conto di ciò che sta accadendo, avrà grossi problemi. Farà meglio a svegliarsi… o sarà il prossimo. Sarà il prossimo. E spero che stia ascoltando”. Hanno avuto molta risonanza, in Colombia Paese confinante con il Venezuela, queste espressioni di Donald Trump, rivolte al presidente, Gustavo Petro, nelle stesse ore in cui lo stesso Trump affermava che il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha “i giorni contati”. Riferisce, da Bogotá, al Sir, Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani: “La recente giornata internazionale dei diritti umani qui a Bogotá stata è piena di tensioni, con una grande presenza di forze dell’ordine. Molti temono che sia imminente un intervento armato degli Usa contro il Venezuela, soprattutto dopo che i marines, via elicottero, hanno assaltato e sequestrato una petroliera venezuelana. Dalla società civile, non solo in Colombia, ma in tutto il Continente, si sono levate voci critiche anche rispetto al premio Nobel per la Pace assegnato alla leader dell’opposizione venezuelana, María Corina Machado. In particolare, il Nobel argentino Adolfo Pérez Esquivel, in una lettera aperta a Machado, le ha chiesto perché ha dedicato il premio, non al proprio popolo, ma a Trump”.
Sulle espressioni del presidente degli Stati Uniti, è intervenuto anche mons. Darío de Jesús Monsalve Mejía, arcivescovo emerito di Cali: “Monumentale errore del signor Trump nei confronti del Governo colombiano! Errato quanto la sua intimidazione sproporzionata e la minaccia alla sovranità nazionale dei Caraibi! Come pastore cattolico, senza alcuna affiliazione politica, so che la Chiesa ripudia questa escalation e le avventure belliche. Papa Leone XIV, sull’aereo di ritorno dal recente viaggio, diceva ai giornalisti accreditati che la Chiesa si preoccupa più delle popolazioni che delle loro autorità. Perché sono le persone, sono i popoli che subiscono gli effetti di un intervento e di un confronto”.