Riferendosi ai recenti episodi di violenza verificatisi in alcune regioni della Bolivia la scorsa settimana, e in particolare a Cochabamba, il presidente della Conferenza episcopale boliviana, mons. Aurelio Pesoa, vescovo del vicariato apostolico del Beni, ha affermato ieri, durante la messa domenicale, che “il bene supremo è la vita” e che nessuno è padrone della vita del proprio fratello. Ha denunciato che, di fronte ai conflitti, “spesso non si sperimenta la via del dialogo e si opta per lo scontro e la violenza, anche con conseguenze fatali che lasciano dolore e lutto nelle famiglie”. Quelle dei giorni scorsi sono state le prime tensioni sociali di rilievo dopo l’insediamento del presidente Rodrigo Paz. Le forti proteste per il ritiro del sussidio statale sulla farina, che ha fatto impennare il prezzo del pane, hanno provocato, nella zona di Cochabamba, due morti e decine di feriti. Da segnalare anche l’arresto per corruzione dell’ex presidente, Luis Arce, avvenuto nei giorni scorsi. Alla luce della Parola di Dio, mons. Pesoa ha invitato tutti coloro che si trovano in conflitto “a non lasciarsi trascinare dai violenti e a non credere che i problemi si risolvano con il sangue altrui”. Ha riconosciuto che esistono “rivendicazioni urgenti e bisogni reali”, ma ha insistito sul fatto che “nulla giustifica la perdita di una vita umana e ha invitato a rafforzare il dialogo, la tolleranza e la comprensione per contrastare l’odio e la violenza”.