
(Foto Acli)
(Strasburgo) Sette proposte concrete per rimettere la pace al centro della politica dell’Unione europea: concludendo a Strasburgo la lunga Carovana della pace, che ha attraversato l’Italia per quattro mesi, le Acli hanno portato all’Europarlamento il loro manifesto per la pace. 78 le tappe, 500 i testimoni incontrati, 250 le istituzioni civili e religiose coinvolte, raggiungendo oltre 8.000 persone; 15mila i chilometri percorsi. La Carovana Peace At Work ha infine bussato alle porte dell’istituzione di Strasburgo (dove oggi è cominciata la sessione plenaria), guidata dal presidente nazionale Acli Emiliano Manfredonia e accolta dall’eurodeputato Marco Tarquinio. Numerosi gli aclisti al seguito, fra i quali diversi giovani, che hanno partecipato a una conferenza cui hanno preso parte anche le vicepresidenti del Parlamento, Antonella Sberna e Pina Picierno, assieme ad alcuni eurodeputati.
“La consegna del Manifesto Peace at Work – Per un’Europa di pace al Parlamento europeo rappresenta il punto di arrivo di un viaggio durato 100 giorni che ha attraversato l’Italia raccogliendo il lavoro silenzioso e quotidiano di chi costruisce pace nelle scuole e nelle fabbriche, negli ospedali e nei cantieri, nei servizi, nello sport, nella cultura e nelle comunità”, è stato detto. “Da questo patrimonio di esperienze nasce un appello chiaro rivolto all’Europa: riconoscere e sostenere il contributo di chi, ogni giorno, fa della pace un lavoro concreto”.
Al centro del Manifesto sette proposte politiche, elaborate a partire dalle storie e dai territori visitati. Le Acli chiedono anzitutto che l’Unione europea torni a esercitare un ruolo guida nella diplomazia multilaterale attraverso una nuova Conferenza di pace sul modello di Helsinki, “per ricostruire dialogo, sicurezza cooperativa e legalità internazionale”. Si propone inoltre di porre il lavoro dignitoso come primo strumento geopolitico dell’Unione attraverso un’Agenda europea del lavoro “che promuova qualità, sicurezza, dignità e protezione sociale”. Il Manifesto chiede poi di riconoscere e diffondere le Case della pace, “luoghi comunitari dedicati alla mediazione, al dialogo e alla formazione alla nonviolenza, già presenti in molte realtà locali e oggi bisognosi di un sostegno europeo coordinato”. Le Acli avanzano quindi la proposta di istituire Corpi civili di pace europei, ovvero “forze civili formate per la prevenzione dei conflitti, la ricostruzione sociale e la diplomazia popolare”.
Insieme a queste misure, il documento sollecita l’istituzione di un Commissario europeo per la pace, “responsabile della diplomazia preventiva, della cooperazione internazionale, dei diritti umani e della trasparenza nelle filiere degli armamenti”; contestualmente si chiede agli Stati membri di valutare l’istituzione di ministeri per la pace e agli enti locali la creazione di specifici assessorati dedicati. Un altro punto è la richiesta di garantire “piena trasparenza sul commercio delle armi”, ispirandosi al modello della legge italiana 185/1990, “per consentire ai parlamenti nazionali ed europeo un controllo effettivo sulla coerenza delle esportazioni e dei transiti con i principi di pace e diritti umani”. Infine, la settima proposta riguarda la creazione di Corridoi lavorativi europei, percorsi regolari e sicuri per “l’ingresso lavorativo accompagnati da formazione nei Paesi d’origine, così da trasformare la mobilità umana in occasione di sviluppo, dialogo e crescita sociale, riducendo i conflitti generati da precarietà e irregolarità”.