“Nel Libano di oggi voi siete responsabili della speranza”. È cominciato con questa citazione di Giovanni Paolo II, il discorso rivolto in francese dal Papa ai vescovi, ai sacerdoti, ai consacrati e alle consacrate e agli operatori pastorali, nel Santuario di Nostra Signora del Libano a Harissa. “Create, là dove vivete e lavorate, un clima fraterno. Senza ingenuità, sappiate dare fiducia agli altri e siate creativi per far trionfare la forza rigeneratrice del perdono e della misericordia”, gli inviti rivolti dal Papa polacco ai libanesi rilanciati da Leone XIV, in risposta alle testimonianze ascoltate poco prima, che “ci dicono che queste parole non sono state vane, anzi, che hanno trovato ascolto e risposta, perché qui si continua a costruire comunione nella carità”, ha commentato il Pontefice, che ha elogiato la “tenacia” del popolo libanese, “simboleggiata dalla grotta silenziosa in cui San Charbel pregava davanti all’immagine della Madre di Dio, e dalla presenza di questo Santuario di Harissa, segno di unità per tutto il Popolo libanese”. “È nello stare con Maria presso la Croce di Gesù che la nostra preghiera, ponte invisibile che unisce i cuori, ci dà la forza per continuare a sperare e a lavorare, anche quando attorno tuona il rumore delle armi e le stesse esigenze della vita quotidiana diventano una sfida”, ha detto il Papa rendendo omaggio al santuario mariano più popolare in Libano.